GIOVANNI BOGANI
Cronaca

Esordio alla regia per Kasia Smutniak: "Troppi muri ancora da abbattere"

Documentario lungo quel confine che impedisce ai profughi che arrivano dalla Bielorussia di entrare in Polonia

Esordio alla regia per Kasia Smutniak: "Troppi muri ancora da abbattere"

Ieri sera, il cinema La Compagnia di Firenze ha celebrato il coraggio di una donna. Kasia Smutniak, che ha presentato il film che ha realizzato da regista, con coraggio e determinazione, correndo anche più di un rischio. E questa mattina, il film sarà visto da trecento ragazzi delle scuole secondarie di Firenze (al cinema La Compagnia).

Il film si chiama "Mur", il muro. Racconta di un muro lungo centottanta chilometri, ma invisibile ai media. Perché nessuno è autorizzato a filmarlo, a diffonderne le immagini. Alto più del muro di Berlino, più esteso di quello che per anni segnò il confine dell’Europa, il crinale della Guerra fredda, questo nuovo muro che corre in Europa impedisce ai profughi che vengono dalla Bielorussia di entrare in Polonia. L’attrice e modella polacca naturalizzata italiana, insieme alla documentarista Marella Bombini, è andata dove non si poteva andare. Ha filmato dove non si poteva filmare, a volte armata solo di un telefonino, o nascondendo la telecamera all’arrivo della polizia.

Kasia, quanto è stato difficile portare avanti un progetto come questo? Quali sono stati i momenti di difficoltà?

"Sono stati molti. La mia paura più grande era quella di non riuscire a essere abbastanza forte psicologicamente, per reggere l’impatto di quello che stavo vedendo, che stavo filmando. Ci siamo date forza l’un l’altra con Marella. Avevo paura di non essere all’altezza: non sono un medico, non sono un avvocato, non sono un politico. E mi addentravo in questioni che riguardano la politica, la geopolitica in senso più ampio".

Qual è stata la sua forza?

"Forse, paradossalmente, essere donne ci ha aiutate. Stavo facendo una cosa estremamente lontana dal mio contesto lavorativo: venivo talmente sottovalutata che tutti si rilassavano, parlando con me! E poi, mi ha dato coraggio il fatto di essere in parte italiana. Ho pensato: se qualcosa va storto, forse posso contare su un caso internazionale!".

Qual è stata la spinta, la motivazione più forte per fare questo film?

"Quando c’è un incidente sulla strada, devi chiamare i soccorsi. Non stai neanche a chiederti niente: lo fai e basta. Allo stesso modo, mi sono resa conto che c’era un dramma in atto. E mi sembrato necessario, urgente e giusto narrare, cercare di chiarire, mostrare".

E al cinema La Compagnia, ieri, sono stati celebrati i 44 anni di vita del Festival di cinema e Donne. Un percorso infinito, mai facile, portato avanti con intelligenza, creatività, coraggio da due donne, le direttrici del festival, Maresa D’Arcangelo e Paola Paoli, premiate ieri col premio "La Toscana delle donne – Umanità" da Cristina Manetti, capo di gabinetto della Regione Toscana, e da Camilla Toschi, direttrice de La Compagnia.