REDAZIONE FIRENZE

"Esperienza Engine: la Violenza di Genere vista con gli Occhi di una Donna"

Esperienza Engine: un visore di realtà virtuale che mostra la violenza di genere e fa comprendere le sensazioni di rabbia, nervosismo, fastidio e impotenza che ne derivano. Un'esperienza che fa riaffiorare ricordi e sentimenti di fragilità e insicurezza.

FIRENZE

Rabbia, nervosismo, fastidio, ma soprattutto senso di impotenza. Sono solo alcune delle sensazioni provate durante l’esperienza Engine, visore di realtà virtuale ideata per far comprendere la violenza di genere, progettato dalla scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Da donna non ne avevo bisogno. Quelle viste e vissute attraverso il visore, sono dinamiche vissute sulla mia pelle o su quella delle mie amiche quasi tutti i giorni. Ma ora sono io la protagonista. Cammino per una strada isolata, intorno a me solo qualche gruppo di uomini qua e là. All’inizio riesco a mantenere le distanze da quel che vedo, dopotutto è finzione. Poi, però, quelle immagini iniziano ad assumere contorni familiari. Sembra un dejà-vu. Ma è una scena già vissuta e pian piano inizio i sentimenti riaffiorano. Percepisco sguardi che mi spogliano. Forse è solo una mia impressione. Invece no, perché a quegli sguardi si aggiungono battute, domande apparentemente innocue, o almeno così qualcuno le fa passare. Non rispondo, vado avanti. Quasi mi vergogno a ignorare quei ‘complimenti’ a tratti pesanti. "Ehi bella, dove vai. Che fai non rispondi? Ti ho fatto un complimento".

È vero - penso - e un complimento, che male c’è? Forse dovrei sorridere e ringraziare. Eppure mi sento nuda. Ho i vestiti addosso ma è come se non li avessi. Mi sento fragile, insicura, come se quei complimenti invece di darmi qualcosa in più, me la togliessero. Ho paura che possano andare oltre, avvicinarsi e violarmi non solo a parole. Mi sento stupida a pensarlo, ma di punto in bianco è come se fossi tornata bambina, tutto intorno a me sembra molto più grande. La testa è pesante, la vista quasi annebbiata, mi sento indifesa e la necessità che qualcun altro mi difenda non riesco proprio a sopportarla. Avrei voglia di rispondergli, di zittirli. Ma chissà come potrebbero reagire. Nulla, sto zitta. Gli lancio uno sguardo fulminante. Vado avanti per la mia strada. E mentre provo a non cedere al panico, dall’altro affino l’udito. Voglio sentire quel che accade intorno, accertarmi che non mi seguano. A quel punto è finita. Tolgo il visore, torno alla realtà. Lì mi rendo conto di aver capito qualcosa in più: di certe sensazioni non ti liberi mai.

Teresa Scarcella