FIRENZEUn dolore lungo più di 600 chilometri, quelli che dividono la Toscana dalla Basilicata, dove ieri mattina sono stati celebrati i primi due dei cinque funerali delle vittime dell’esplosione, lo scorso 9 dicembre, nel sito Eni di Calenzano.
Sasso di Castalda (Potenza), piccolo paese con circa 700 abitanti, ha dato l’addio a Gerardo Pepe, di 45 anni.È ancora più piccolo, con meno di 300 abitanti, Cirigliano (Matera), dove viveva il 50enne Franco Cirelli.
Oggi altre cerimonie: a Bientina i funerali di Davide Baronti, 49 anni; a Prato quelli del 53enne Vincenzo Martinelli e a San Giorgio a Colonica le esequie del 57enne Carmelo Corso.
A Sasso di Castalda - con il presidente della Regione, Vito Bardi - e a Cirigliano - con l’assessore lucano alla Sanità, Cosimo Latronico - è stato un giorno di lutto cittadino: in entrambi i paesi c’era il gonfalone della Regione Basilicata, come segno di vicinanza di tutta la comunità lucana ancora sotto shock per una tragedia che ha coinvolto due lavoratori in trasferta della Sergen, impegnato al sito di via Erbosa per uno degli interventi di manutenzione in programma.
"Franco - ha detto nella sua omelia il parroco di Cirigliano, don Nicola Urgo - era andato via per lavorare: non si può e non si deve morire di lavoro".
Don Giovanni Conte, a Sasso di Castalda, è riuscito a stento a trattenere le lacrime, quando dal pulpito della Chiesa dell’Immacolata Concezione ha ricordato la figura del suo amico Gerardo, padre di una ragazzina di 12 anni. Ma poi le sue parole sono diventate dure come pietre: "C’è bisogno di una adeguata legislazione e di meccanismi di controllo affinché le leggi vengano applicate: occorre comprendere che i costi della sicurezza sono i veri investimenti per imprenditori, committenti e lavoratori. Non si può risparmiare e speculare sulla vita degli altri".
Lacrime, dolore, rabbia, ma anche qualche sorriso quando a Cirigliano gli amici hanno raccontato ai giornalisti che al termine della cerimonia funebre è stata suonata la canzone di Gianluca Grignani "Falco a metà" perché il soprannome di Franco Cirelli era "Falco", un falco nell’ area di rigore nei campionati minori lucani. Sulla bara, i colori della Juventus, la squadra di cui era un tifoso sfegatato. Cirelli era stato anche un parà ed era stato pure in Somalia: proprio per i bambini della nazione africana la famiglia ha deciso di aprire una donazione.
Ammontano invece a 8.118 euro le donazioni arrivate nei primi giorni sul conto corrente di solidarietà attivato dal Comune di Calenzano a favore delle famiglie delle vittime dell’incidente al deposito.