REDAZIONE FIRENZE

Esplosione al deposito Eni di Calenzano: due vittime e tre dispersi in Toscana

Tragedia a Calenzano: un'esplosione nel deposito Eni causa due morti, tre dispersi e diversi feriti. Indagini in corso.

Tragedia a Calenzano: un'esplosione nel deposito Eni causa due morti, tre dispersi e diversi feriti. Indagini in corso.

Tragedia a Calenzano: un'esplosione nel deposito Eni causa due morti, tre dispersi e diversi feriti. Indagini in corso.

di Stefano BrogioniCALENZANO (Firenze)

Un boato e il cielo che diventa nero sopra le sirene delle ambulanze, tra le pale dell’elicottero del 118. "Abbiamo sentito un’esplosione, tutti i vetri dell’azienda sono andati in frantumi, alcune porte sono state danneggiate e le scaffalature sono cadute per terra. Siamo usciti fuori terrorizzati per proteggerci e capire che cosa era successo. Qualcuno ha pensato che avessero gettato una bomba". Come una guerra.

È un’altra strage, ancora sul lavoro, di nuovo in Toscana. Ore 10.19 di lunedì mattina. Calenzano, cuore pulsante della Piana produttiva, posizione strategica lungo l’asse autostradale Firenze-Bologna, è l’epicentro di una scossa registrata pure dai sismografi. Ma il terremoto non c’entra: a seminare morte, danni e paura, è un’esplosione nel deposito Eni di via Erbosa, un ingrosso di carburanti che rifornisce i distributori di benzina di uno grossa fetta di centro Italia. La deflagrazione, devastante, udita a chilometri di distanza, inghiottisce le vite di chi si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Due vittime, tre dispersi, nove feriti di cui due gravissimi e altri 17 arrivati dai soli nei pronti soccorsi: è un bilancio che, con le ore che passano, può solo aggravarsi.

A neanche dieci mesi di distanza dalle morti del cantiere di via Mariti, la Toscana vive un nuovo lutto: domani, nastro nero in tutta la regione e sciopero generale, annunciato dalle sigle sindacali sull’onda di una scossa emotiva che non ha lasciato indifferente il presidente Mattarella. Che, in una telefonata al governatore Giani, ha espresso "con parole molto umane solidarietà e vicinanza a coloro che sono stati colpiti dal gravissimo evento e ai familiari delle vittime".

Il deposito teatro della tragedia è collegato da un oleodotto sotterraneo lungo 80 chilometri alla raffineria di Livorno. A Calenzano arriva un prodotto già finito, pronto per essere distribuito. Ogni mattina alle quattro i camionisti iniziano a caricare. Al momento dell’esplosione, c’erano cinque autocisterne che si stavano rifornendo nelle baie. In un’altra di queste erano in corso lavori di manutenzione. La Procura di Prato – competente su Calenzano –, dopo un sopralluogo del procuratore Luca Tescaroli, ha aperto un fascicolo per far luce sul disastro. Le telecamere di sorveglianza e la testimonianza di un sopravvissuto hanno dato un indirizzo ai carabinieri nel nucleo investigativo e della sezione scientifica.

Ci sarebbe stata una copiosa perdita di carburante durante l’approvigionamento di un’autocisterna. Un dipendente della raffineria, resosi conto del pericolo, ha fatto in tempo ad allontanarsi prima di venire investito dalla deflagrazione che lo ha ferito. Ad innescare lo scoppio, e il successivo incendio, una manovra sbagliata o una disattenzione. Ma la procura, con la Digos di Firenze, vaglia ogni ipotesi. I corpi sono dilaniati: servirà anche il dna per riconoscerli. "Chi si trovava vicino è stato inghiottito dalla fireball, chi è stato scaraventato via era più lontano", spiega l’esplosivista Danilo Coppe.

Dopo il boato, su Calenzano si è alzata una nube nerissima. Sugli smartphone di chi si trovava entro i cinque chilometri dall’esplosione è arrivato l’alert della Protezione civile: mantenersi a distanza e chiudere le finestre. Arpat, in serata, ha tranquillizzato sulla qualità dell’aria ma anche questi dati saranno trasmessi alla Procura. Mentre i vigili del fuoco domavano un incendio che potenzialmente poteva essere ancora più devastante, la zona è andata in tilt: chiuso il casello A1, interrotta la circolazione dei treni, traffico paralizzato per le strade chiuse. La situazione è rientrata nella normalità ore dopo. Ma la Piana si lecca le ferite: decine di capannoni, negozi, il centro commerciale ’I Gigli’ hanno visto esplodere le finestre, scardinarsi le porte, cadere i controsoffitti. Mentre in via Erbosa il fuoco si è divorato tutto. Forse anche quei corpi che non si trovano.