di Stefano Brogioni
CALENZANO (Firenze)
I corpi straziati dalla violenza della forza d’urto e dal fuoco, ora, hanno almeno un nome. Ieri mattina, altri tre sono stati estratti da un cumulo di macerie e cenere, ovvero quel che resta del deposito Eni di Calenzano dove si è consumata l’ennesima strage sul lavoro. Cinque le vittime dell’esplosione delle 10.20 di lunedì mattina, un boato fortissimo udito a chilometri di distanza che ha fatto tremare i capannoni di questa vasta zona industriale nel cuore della Toscana. Sono gli autotrasportatori Vincenzo Martinelli, 55 anni, originario di Napoli e trapiantato a Prato come Carmelo Corso, 56enne nato in Sicilia, e Davide Baronti, 49 anni, di Bientina, Pisa; e gli addetti alla manutenzione della ditta Sergen di Grumento Nova, in Basilicata, Franco Cirelli, 50 anni, e Gerardo Pepe, 45. I primi stavano caricando le loro autocisterne, come facevano ogni giorno. Gli altri due erano arrivati un paio di settimane fa per dei lavori di manutenzione ad alcune baie del deposito carburanti.
Ansia per i feriti. Il governatore della Toscana Eugenio Giani ha definito "preoccupanti" le condizioni di due feriti, ricoverati entrambi all’ospedale Cisanello di Pisa per le serie ustioni riportate. Fuori dal reparto dell’ospedale, stazionano capannelli di amici e colleghi di Emiliano Braccini, il 51enne di Collesalvetti (Livorno), che arrivano per darsi vicendevolmente conforto e affidare le loro speranza ai colloqui con i sanitari. Dalla Basilicata sono arrivati anche i familiari del secondo ferito, Luigi Murno, 37 anni, che la struttura ha accolto in un’area più riservata. "Dall’ultimo aggiornamento che ci hanno dato i medici, Emiliano ha passato la notte tranquillo – dice uno dei colleghi del ferito –. Attualmente la situazione, a quanto ci ha fatto sapere il personale sanitario del Centro Grandi Ustioni, è ancora stazionaria. Noi continuiamo a sperare e a far sentire la nostra vicinanza ai familiari, per il resto siamo nelle mani dei medici". I due feriti sono stati risucchiati dalla palla di fuoco che ha procurato loro ustioni estese a braccia, gambe, volto e altre parti del corpo. Ma anche traumi e fratture perché entrambi sono stati poi scaraventati a distanza.
Come una bomba. Per ricomporre i resti e identificare con certezza i corpi servirà l’aiuto del Dna, oltre alle autospie già disposte dalla procura di Prato. Il capo dell’ufficio Luca Tescaroli, una carriera dedicata all’antimafia, che pochi minuti dopo l’esplosione ha fatto un sopralluogo al deposito di via Erbosa, davanti alle prime due vittime ha avuto la sensazione di trovarsi di fronte ai morti ammazzati dal tritolo di Cosa Nostra. Forse anche per questo, ha chiesto aiuto a chi di esplosioni se ne intende. Come il colonnello del Ris di Roma, Adolfo Gregori, già consulente della commissione parlamentare sul disastro della nave Moby Prince, o gli esplosivisti Roberto Vassale e Renzo Cabrino, che si sono occupati della strage di Capaci.
Cordoglio e lutto. Ieri, un minuto di raccoglimento per le vittime è stato osservato dal Parlamento. E oggi, Calenzano, Firenze, la Toscana, si fermano in ricordo delle cinque morti bianche, un numero che, dieci mesi dopo la strage del cantiere di via Mariti, proietta il capoluogo in cima alla lista nera delle vittime del lavoro. Stamani, una delegazione, capeggiata dal sindaco Giuseppe Carovani raggiungerà il deposito Eni. Alle 10, la cittadina osserverà un minuto di silenzio. Ma attorno al grande ingrosso di carburante, collegato alla raffineria di Livorno da un oleodotto sotterraneo lungo 80 chilometri (dove pure si sciopererà per due ore oggi), i cui giganteschi depositi non sono stati raggiunti dall’incendio grazie anche al tempestivo intervento dei vigili del fuoco, monta anche la questione sicurezza.
"Come amministrazione comunale di Calenzano porremo alle Istituzioni la questione se la presenza di questo impianto sia ancora compatibile in un contesto urbanistico delicato come il nostro", dice il sindaco Carovani. Verso i risarcimenti. Ed è cominciata ufficialmente anche la conta dei danni. Nel raggio di diverse centinaia di metri intorno all’epicentro dell’esplosione, capannoni industriali, grandi magazzini e anche private abitazioni hanno subito lo scardinamento di portoni, il crollo di controsoffitti e pareti, finestre e vetrine in frantumi per lo spaventoso spostamento d’aria innescato dall’esplosione.
Il Comune di Calenzano ha attivato la casella email [email protected] a cui inviare un primo contatto, per essere poi reindirizzati a Eni. Successivamente, nella richiesta ad Eni, "sarà necessario distinguere – precisa il Comune – tra danni limitati a finestre e infissi, per i quali si richiede di inviare foto, dati del richiedente e preventivo di spesa per la riparazione; danni di natura rilevante, per i quali è necessaria anche una perizia da parte di un tecnico".