Tre esperti di "bombe" sono stati chiamati per spiegare le cause e gli effetti dell’esplosione che ha mietuto cinque vittime nel deposito Eni di Calenzano. La procura di Prato, competente sul territorio di Calenzano, è già al lavoro per ricostruire l’eventuale catena di responsabilità per l’incidente avvenuto lunedì mattina durante l’approvigionamento di un’autocisterna: una abbondante fuoriuscita di benzina, i vapori del carburante, i lavori di manutenzione nella baia vicina sono alcuni elementi emersi sinora. Ma che andranno corroborati da altro.
Il procuratore capo Luca Tescaroli disporrà l’autopsia sui corpi delle cinque vittime, cadaveri dilaniati (uno anche decapitato) sia dalla forza dell’onda d’urto che ha devastato la pensilina del rifornimento, scaraventando pezzi di pesantissima lamiera anche addosso ai conducenti che si trovavano nei pressi dei loro mezzi, o facendoli volare via. Oppure risucchiandoli dentro la fireball, che in pochi secondi raggiunge temperature mostruose. Dalle condizioni di corpi, i superconsulenti della procura potranno capire molto: la loro posizione nel deposito, la loro vicinanza al punto della “scintilla“.
Tra gli esperti chiamati dalla procura pratese, l’esplosivista Roberto Vassale e il chimico esplosivista Renzo Cabrino. Entrambi hanno tra l’altro già lavorato come consulenti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato lo stesso Tescaroli quando era pm a Caltanissetta. Il capo dell’ufficio ieri ha effettuato un altro sopralluogo al deposito di via Erbosa. L’inchiesta, per omicidio colposo plurimo, disastro colposo, lesioni gravissime, mira ad appurare se, come già emerso e come avrebbero riferito un testimone (versione confermata anche dalle immagini delle telecamere, la cui “scatola nera“ è stata recuperata da sotto le macerie della parte ’direzionale’ del deposito), ci sia stata una fuoriuscita di liquido e in caso affermativo da dove, se da un’autobotte o dall’impianto. Ancora, capire quale fosse il piano sicurezza. E poi, come detto, individuare l’innesco dell’esplosione. Alcuni esperti fanno presente che la benzina brucia mentre a causare l’esplosione sono i vapori e in questo caso, a provocare la deflagrazione, potrebbe bastare anche un semplice sfregamento. L’esplosione, in base a quanto emerso, si sarebbe verificata mentre era in corso il rifornimento di un’autobotte. Ma a questa circostanza, viene fatto notare in ambienti investigativi, al momento non necessariamente si deve o può essere legata la causa della deflagrazione.
Poco prima dell’incidente a Calenzano, si apprende sempre da fonti investigative, un operatore che era alla pensilina numero 6 dell’area di carico, che ne conta 10, avrebbe anche dato l’allarme: erano le 10:21 e 30 secondi, questa l’orario registrato, quando avrebbe premuto il pulsante. Pochi secondi dopo c’è stata la deflagrazione nell’area di carico: almeno cinque le autocisterne coinvolte.
Eni ha diffuso una nota per spiegare che sta collaborando con l’autorità giudiziaria "per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell’esplosione". Delle quali però, sottolinea l’azienda "è assolutamente prematuro ipotizzare la natura".