A un mese e un giorno dalla strage nel deposito Eni di Calenzano la svolta nelle indagini è sempre più vicina. Dopo le nuove perquisizioni disposte dalla procura di Prato nella sede della multinazionale (e nei confronti del anche de project manager external e il responsabile del deposito, entrambi Eni) e della ditta Sergen, incaricata di svolgere i lavori di manutenzione nell’aerea teatro dell’esplosione, gli avvisi di garanzia sembrano essere nell’aria.
Gli inquirenti, coordinanti dal procuratore Luca Tescaroli, sono alla ricerca di un documento in particolare, relativo al "sopralluogo congiunto" effettuato da Eni e Sergen prima dell’inizio dei lavori di manutenzione sulle baie di carico. Un verbale mai trovato nel corso delle precedenti perquisizioni, ma a cui farebbero riferimento alcune conversazioni via mail — acquisite nelle scorse settimane dai carabinieri — tra personale di Eni e della stessa Sergen.
Al vaglio, al momento, ci sono anche i carteggi sequestrati a metà dicembre inerenti l’intervento di segregazione della nuova linea di bio carburante Hvo. È stato invece appurato, dai tecnici incaricati dalla procura, che la fuoriuscita della nube di vapore esplosivo sia avvenuta dal corridoio delle pensiline 6 e 7, dove erano in corso per l’appunto i lavori di manutenzione.
Secondo le carte, tutto sarebbe infatti partito da un colossale errore umano, con i lavoratori di Sergen che avrebbero tolto i bulloni di una ’bocca’ proprio mentre erano in corso le operazioni di approvvigionamento delle auto cisterne, provocando la fuoriuscita di carburante e, a cascata, l’esplosione che ha seminato cinque morti: Vincenzo Martinelli, Carmelo Corso, Davide Baronti, Gerardo Pepe e Fabio Cirielli, per i quali sono stati celebrati i funerali nei giorni prima di Natale. Mentre rimane in coma farmacologico al centro grandi ustionati dell’ospedale Cisanello di Pisa, Emiliano Braccini, l’autista di Vicarello (nel comune di Collesalvetti in provincia di Livorno) 51enne della ditta di trasporti Meri Trans, presente nella zona carico al momento dell’esplosione.
Rimane ancora da chiarire invece come sia arrivato il via libera alle operazioni di manutenzione durante il carico di carburante, manovra che i consulenti della procura hanno subito indicato come assolutamente controindicata. Il sospetto è che i tecnici possano aver operato senza delle vere direttive, circostanza che, se confermata, farebbe cadere le responsabilità anche e soprattutto sull’intera catena di controllo.
Nel frattempo si attendono i risultati della maxi perizia disposta dalla procura per ricostruire l’incidente. Al centro delle indagini, che procedono ancora a carico di ignoti, restano anche i piani di emergenza dell’impianto, che sarebbero risultati incongrui rispetto all’altissimo potenziale di rischio.
C’erano inoltre dei rischi interferenziali che dovevano essere valutati ed evitati il più possibile, definendo l’apposito documento Duvri (Documento unico di valutazione dei rischi di natura interferenziale). Operai e autisti potevano lavorare nello stesso momento? Dalle nuove perquisizione potrebbe uscire documenti in grado di far luce su quanto stabilito in sede di sopralluogo e di valutazione dei rischi tra le parti. Non rimane che attendere.