Firenze, 10 dicembre 2024 – Come il terremoto, registrato dai sismografi. O come le bombe della mafia, quelle contro cui ha lottato per tutta la sua vita il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli: una scena simile a quella vissuta ieri mattina dal magistrato, sul posto per un sopralluogo. Un boato, avvertito da chilometri di distanza, e una colonna di fumo nero in mezzo alla Piana, visibile da ogni prospettiva. C’è già un fascicolo aperto per l’esplosione al deposito Eni di Calenzano. La procura competente, quella di Prato, nominerà alcuni consulenti per andare a fondo sulle cause e gli effetti della terribile deflagrazione che ha seminato morte nel cuore produttivo della città metropolitana.
Dovrà stabilire cosa ha scatenato l’esplosione, ma anche ricostruire la dinamica dell’evento. I primi due cadaveri recuperati, infatti, non erano morti per le ustioni (ustioni invece presenti sui corpi di alcuni feriti) ma per la forza d’urto. Si tratta di autostrasportatori che, rispettando le regole del carico, si trovavano in prossimità dei loro mezzi. Sono stati spazzati via dalla forza della deflagrazione e travolta anche da pezzi della pensilina del rifornimento sconquassata dal botto.
Le condizioni di quei corpi hanno reso non facili perfino i riconoscimenti.
Ma com’è possibile tutta questa furia? Un testimone ha riferito agli inquirenti di essere riuscito a scappare dopo aver visto una copiosa fuoriuscita di carburante durante il rifornimento di una delle cisterne. “Penso che si siano sprigionati dei vapori - spiega il professore Danilo Coppe, uno dei noti esplosivisti italiani -, oppure può esserci stato un principio di incendio”.
“Il fatto che questi due corpi siano stati trovati non bruciati potrebbe significare che non erano nella ’fireball’ - palla di fuoco, ndr - quindi a una certa distanza dal punto in cui è scoppiato l’incendio”.
E gli altri dispersi? “La fireball raggiunge temperatura altissime, ma dura 2, 3 secondi che non sono sufficienti a distruggere completamente un corpo”. I vigili del fuoco stanno lavorando senza sosta per ritrovare i tre dispersi. Ma con l’arrivo del buio, le operazioni si sono inevitabilmente complicate e potranno ricominciare a pieno ritmo con il sorgere del sole di oggi, qualora ce ne fosse bisogno.
Erano le 10.19 quando la terra ha letteralmente tremato. Lo testimoniano gli strumenti dell’Ingv. In una nota, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha informato che “le stazioni sismiche della rete sismica nazionale hanno registrato un segnale che ha consentito di localizzare la zona in cui è avvenuta l’esplosione e di stimare una magnitudo equivalente pari a 0.9”. La comunicazione dell’Ingv è corredata dall’immagine contenente le tracce delle due stazioni più vicino al sito, ovvero Montemurlo e Carmignano poste, rispettivamente, a 13 e 15 chilometri di distanza dal sito interessato dall’incidente. “Si nota dapprima l’arrivo delle onde P prodotte dallo scoppio- fa sapere ancora l’istituto- e dopo circa 40-45 secondi un altro segnale più ampio che corrisponde all’onda acustica del boato”.