Firenze, 10 dicembre 2024 – Una Babele. Ci sono dipendenti Eni. Camionisti dalla Romania. Trasfertisti dal Sud Italia. Ditte da altre città della Toscana. E poi vai a sapere chi altri ancora. Tutti si conoscevano, almeno di vista. E tutti conoscevano la prima vittima identificata – al momento sono due i morti accertati, tre dispersi e nove feriti – della tragedia che, a distanza di dieci mesi dal crollo di via Mariti a Firenze, ha sconvolto il capoluogo toscano.
Vincenzo Martinelli, 51 anni, viveva in centro a Prato, a pochi chilometri di distanza dallo stabilimento dove è avvenuta l’esplosione. Due figlie, separato, nato a Napoli, Martinelli era a Prato dal ’98. Di lui è stata rinvenuta la carta d’identità sull’asfalto rovente dello stabilimento. Il suo corpo, come quello della seconda vittima individuata, è stata carbonizzato dalle fiamme, e nelle prossime ore è attesa la risposta degli esami del Dna (disposto più per motivi d’indagine). Poco rimane anche delle cabine delle autocisterne: l’esplosione e il fuoco hanno divorato le lamiere, il volante, i sedili e tutto ciò che ha trovato sulla sua strada. “Era una brava persona, dedito alle figlie e al lavoro – lo ricorda il fratello –. Era un uomo umile e discreto. Siamo devastati”. Come ogni famiglia in questo periodo, anche Martinelli e i suoi congiunti in questi giorni stavano pensando alle feste di Natale. “Ci siamo sentiti domenica sera per l’ultima volta – continua il fratello Pasquale –. Stavamo organizzando le feste, quando vederci, chi avrebbe comprato il pesce... Era contento e invece...”. Vincenzo Martinelli guidava autocisterne da una decina d’anni e andava “a caricare a Calenzano quasi ogni mattina. Il lavoro era la sua vita insieme alla famiglia. Gli piaceva anche la pesca, ma non andavamo spesso”.
Lo ricordano come una “persona per bene” anche gli amici. “Ciao amico mio.... grazie per tutto quello che hai fatto per me...ti porterò sempre nel mio cuore”, si legge sulla bacheca Facebook, che nel pomeriggio di ieri ha raccolto il dolore dei tanti che conoscevano l’uomo. Fiero napoletano e amante degli animali, il profilo social di Vincenzo mostra un uomo innamorato follemente della sua città natale. Ma anche del suo lavoro: tante le foto dei suoi lunghi viaggi tra le autostrade d’Italia a bordo del suo camion. Martinelli lavorava per la ditta di trasporti Bt, e ieri mattina era a bordo dell’autocisterna quando è stato travolto dall’esplosione che ha squarciato il silenzio della tranquilla zona industriale di Calenzano e cambiato per sempre la vita di cinque famiglie. Perché oltre a Vincenzo, nella lista dei lavoratori che mancano all’appello ci sono ancora Davide Baronti, originario della provincia di Novara di 49 anni, Gerardo Pepe, nato in Germania ma dalle origini italiane di 45 anni e infine Fabio Cirelli, originario di Matera di 45 anni. La seconda vittima accertata dovrebbe invece essere il camionista Carmelo Corso, 57 anni originario di Catania ma residente a Prato. Anche loro, al momento dell’esplosione, erano a bordo delle loro autocisterne, chi per conto della Rat di Calenzano, chi invece della Mavet di Campi Bisenzio.
E ora, quello stabilimento che fino a ieri gli dava da mangiare, non vuole saperne di risputarli fuori. A fare da ’detonatore’ sarebbe stata la prima autocisterna, che aveva appena fatto rifornimento. L’onda d’urto, pari a un terremoto secondo i rilevamenti, avrebbe poi travolto gli altri conducenti in attesa del loro turno in fila. I tre dispersi, secondo quanto trapela da fonti investigative, sarebbero nascosti dietro le macerie della pensilina crollata. Le speranze di ritrovarli in vita si affievoliscono di ora in ora. E la paura di ritrovarsi di fronte ad altri corpi carbonizzata è tanta.