Calenzano (Firenze), 6 marzo 2025 – Eni ha già erogato fondi per i primi risarcimenti dei danni subiti da aziende e privati per l’esplosione del deposito di via Erbosa, con il pesantissimo carico di cinque vittime. L’annuncio è arrivato ieri pomeriggio dal sindaco Giuseppe Carovani durante la seconda seduta della Commissione consiliare speciale istituita sul disastro, convocata nel palazzo comunale. In particolare, sono stati già liquidati 170mila euro a 70 privati. In totale – ha spiegato il primo cittadino – sono state presentate 360 denunce, 180 delle quali hanno riguardato fabbricati e 80 autoveicoli, 134 richieste non sono state però dettagliate in termini di quantificazione danni e dovranno essere corredate di nuova documentazione. La riunione di ieri ha visto l’audizione della Regione rappresentata dall’assessore all’Ambiente e Transizione ecologica Monia Monni.
Assente, invece, l’altro invitato, Arpat, cui sarebbero state rivolte domande sul possibile danno ambientale provocato dallo sversamento di sostanze nel fosso Tomerello e dà lì nel Chiosina e nel reticolo maggiore: il mancato accoglimento dell’invito deriva proprio dal fatto che Arpat sta effettuando indagini sull’episodio che sono coperte dal segreto istruttorio.
Con l’assessore Monni l’argomento affrontato è stato anche quello del futuro del deposito e della possibile ‘trasformazione’ del sito in chiave ecologica, magari in un hub delle energie rinnovabili come più volte proposto da Carovani: "La Regione – ha detto – è disponibile a ragionare con il Comune su una proposta di riconversione dell’impianto che possa rappresentare una svolta dal punto di vista ecologico, economico e sociale. Non abbiamo possibilità di imporre una prospettiva come questa per cui occorre che ci sia l’accordo di Eni. L’azienda ha dato disponibilità a sedersi a un tavolo, che vorremmo convocare in tempi brevi, ma dovrebbe essere presente anche il Governo con il Ministero competente con cui non abbiamo ancora preso contatti. Dobbiamo tenere conto del fatto che, dopo quanto accaduto, ora c’è una forte percezione di pericolo da parte della comunità che chiede lo spostamento dell’impianto o una riconversione. Certamente il percorso sarà lungo e, se sarà possibile portarlo a termine, occorrerà una bonifica complessiva dell’area a carico di Eni".

Scenario che, però, per il momento sembra ancora prematuro. Quanto ai possibili danni ambientali causati dallo sversamento nei fossi Monni ha sottolineato che Arpat avrebbe riferito alla Regione di verifiche effettuate per la possibile presenza di schiume per lo spegnimento dell’incendio ma di non essere a conoscenza dei risultati o della presenza di contaminazioni da altri elementi.