SANDRA NISTRI
Cronaca

Esplosione deposito Eni: "Nuova contaminazione. È colpa dell’alluvione"

A causarla potrebbe essere stata la fuoriuscita dalle vasche di contenimento. Arriva l’ipotesi di estendere i controlli sulle acque anche a Campi e Sesto.

A causarla potrebbe essere stata la fuoriuscita dalle vasche di contenimento. Arriva l’ipotesi di estendere i controlli sulle acque anche a Campi e Sesto.

A causarla potrebbe essere stata la fuoriuscita dalle vasche di contenimento. Arriva l’ipotesi di estendere i controlli sulle acque anche a Campi e Sesto.

di Sandra Nistri

Quello verificatosi a seguito dell’incidente all’impianto Eni di via Erbosa il 9 dicembre scorso, con il suo terribile fardello di cinque vittime, potrebbe non essere l’unico caso di contaminazione ambientale a carico dell’area circostante e, forse, non solo. Quasi sicuramente ce n’è almeno un altro ed è recente. Eni, infatti, ha presentato una segnalazione di potenziale contaminazione, stavolta come soggetto non responsabile, lo scorso 17 marzo collegata all’alluvione di tre giorni prima. La quantità straordinaria di acqua piovana caduta nell’occasione ha infatti provocato il dilavamento dell’intera area dell’impianto abbattendo anche una porzione di muro e provocando la fuoriuscita delle vasche di contenimento, con un meccanismo di troppo pieno, come già accaduto a dicembre, e la ricaduta delle acque, con tutta probabilità contaminate, in quello che l’azienda definisce fosso Tomerello ma che, in realtà, sarebbe un piccolo canale di scolo senza nome.

Uno scenario preoccupante quello emerso, ieri pomeriggio, nella terza seduta della Commissione consiliare speciale sull’incidente al deposito Eni e che pone anche diversi interrogativi: "Eni – ha sottolineato infatti il responsabile area Ambiente e Viabilità del Comune Nicola Tanini - ha presentato il piano di caratterizzazione per l’evento del 14 marzo fornendo anche gli esiti di una serie di campionamenti e verifiche e proponendo anche di estendere i controlli sul territorio di Campi Bisenzio. Non è invece arrivato ancora, nonostante siano ampiamente trascorsi i termini, il piano di caratterizzazione legato all’evento del 9 dicembre". Secondo quanto emerso ieri Eni avrebbe attribuito questa mancanza al fatto che l’area delle pensiline, dove si è originato il tremendo incendio, è ancora sottoposta a sequestro con l’impossibilità, dunque, di operare verifiche in zona.

Al Comune non risulterebbe però alcuna richiesta ufficiale di accesso alla Procura di Prato: "Proprio a questo proposito – ha spiegato il sindaco Giuseppe Carovani (nella foto) – abbiamo scritto una lettera alla Regione per chiedere che si attivi perché si arrivi finalmente a un piano di caratterizzazione generale che tenga insieme gli eventi del 9 dicembre e del 14 marzo. Con la Regione e la Città Metropolitana abbiamo già effettuato il primo incontro del tavolo regionale sulla vicenda, senza Eni, in cui abbiamo ribadito la nostra idea che quel sito non possa più stare lì. Abbiamo chiesto anche di poter estendere i controlli e l’iter ai Comuni di Campi Bisenzio e Sesto per verificare dove possa essere arrivata la contaminazione. In più, visto che il Comune non ha ricevuto la relazione del dottor Balestri in cui è ipotizzato il reato di contaminazione ambientale, abbiamo chiesto di poterla avere". Intanto al Comune è stata invece inviata la comunicazione che la Regione ha richiesto alla Procura di Prato la possibilità di effettuare, con l’amministrazione calenzanese, un sopralluogo al deposito il prossimo 9 maggio alle 9,30. Quanto alle richieste di risarcimento danni materiali il sindaco ha spiegato che è in corso una interlocuzione continua con Eni ma nel pacchetto – ha chiarito – "deve essere inclusa anche la futura destinazione dell’area, pensando davvero di chiudere l’impianto".