
I rilievi e il sopralluogo al deposito Eni in via Erbosa, nei giorni successivi all’esplosione, avvenuta il 9 dicembre scorso (Germogli)
Se il nodo principale della terza seduta della commissione consiliare speciale sul disastro al deposito Eni di Calenzano è stata la preoccupazione per l’ulteriore episodio di contaminazione emerso dopo quello del 9 dicembre, all’ordine del giorno della riunione è stato anche il tema dei risarcimenti. Al proposito il sindaco Giuseppe Carovani ha comunicato l’avvenuta nomina di un legale che dovrebbe tutelare il Comune nella costituzione di parte civile nel procedimento giudiziario atteso dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura di Prato. Processo nel quale l’amministrazione calenzanese chiederà il risarcimento dei danni materiali ma anche di quelli morali e di immagine dovuti alla sovraesposizione mediatica del territorio calenzanese per un episodio certamente drammatico.
Se per i danni subiti dal Palazzetto dello sport, dalla piscina comunale e dallo stadio Paolo Magnolfi sono già in corso le perizie di stima con un accordo di massima già in essere con Eni sulla quantificazione dei costi e sui lavori da eseguire, per i danni morali e di immagine trovare una quadra non sarà così semplice. L’idea espressa dal primo cittadino in commissione e anche il giorno dopo, con un lungo post su Facebook, è comunque che la convivenza della comunità calenzanese con l’impianto debba concludersi al più presto: "Abbiamo convissuto per 60 anni con una bomba – si legge - e le conseguenze di una gestione inadeguata di un impianto così pericoloso hanno travolto una intera comunità, generando non solo danni in un ampio raggio ma anche paura e preoccupazione. Una condotta del deposito inadeguata ha colpevolmente reso possibile l’avverarsi dello scenario più improbabile. Anche per questo il deposito non può più stare lì, in un contesto urbanistico ormai totalmente incompatibile".
Sandra Nistri