Firenze, 13 dicembre 2024 – “Per cinque secondi. Sono salvo per cinque benedetti secondi”. Scuote la mano aperta, Massimiliano Niccolai, 60 anni, mentre una lacrima gli segna il volto sul portone di casa a Scandicci. È lui il super testimone del disastro nel deposito Eni di Calenzano, Firenze. E, forse, non se n’è ancora reso conto. “Ero appena sceso dalla cabina del camion – spiega il camionista di Scandicci –, ma non ho fatto in tempo neanche a richiudere lo sportello che sono stato sbalzato a cinque metri di distanza dall’onda d’urto. Se fossi rimasto al volante ora sarei morto, la cisterna mi ha salvato”. Aveva posteggiato al box numero 10 della pensilina, a pochi metri di distanza dalla corsia dove erano in corso i lavori di manutenzione. Passando ha visto tutto e tutti: i lavori alla corsia 6, i manutentori e i suoi colleghi, in particolare Vincenzo Martinelli, la vittima numero uno. “Ho incrociato il suo sguardo – continua –, ho sentito un forte soffio e l’ho visto fare un salto indietro, poi il buio”. Le fiamme, il disastro.
Ieri Niccolai è tornato sul luogo dell’esplosione con vigili del fuoco e carabinieri. Ha ricostruito gli ultimi ricordi prima dello schianto e recuperato i pochi oggetti che aveva lasciato in quel che rimane della cabina, compreso il cellulare, che secondo il protocollo in vigore per questi tipi di strutture a ’rischio elevato’ può essere portato all’interno del mezzo solo ed esclusivamente se spento. “Tutti se lo tengono nel tir – svela –, anche perché non ci sono appositi spazi per depositarlo all’entrata. Non so però se qualche collega lo tenesse acceso”.
I carabineri di Firenze hanno approfondito con Niccolai il nodo dei cellulari. Perché? Un messaggio o una chiamata potrebbero aver provocato la scintilla (elettrica in questo caso) che ha fatto da detonatore alla nube di vapori di carburante evasa dalle corsie (il soffio e il fumo bianco prima dell’esplosione). E, anche qui, chissà per quale motivo. Errore o catena di inadempienze? La procura è convinta che l’esplosione si sia verificata mentre si lavorava alla rimozione di valvole e tronchetti per mettere in sicurezza una linea di benzina dismessa. La promiscuità tra l’intervento di manutenzione e le operazioni di carico delle autocisterne è uno dei passaggi cruciali delle responsabilità da accertare. È corretto continuare ad approvvigionare il carburante con riparazioni in atto?
Materiale sui sta lavorando il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, titolare dell’inchiesta sulla tragedia che lunedì mattina ha provocato la morte di cinque persone (due manutentori e tre camionisti) e ne ha ferite ventisei (di cui 2 in gravi condizioni e tutt’ora in pericolo di vita). Gli inquirenti intanto proseguono con l’audizione dei testimoni, anche se le operazioni sono rese difficili a causa dello stato di choc in cui si trovano i sopravvissuti. Ieri uno dei feriti – testimone importante per le indagini – ricoverato all’ospedale fiorentino di Careggi ha accusato un malore quando è stato sentito dai militari, che hanno dovuto ripercorrerei tragici momenti e informare l’uomo della morte dei colleghi.
La testimonianza chiave sarà quella di Emiliano Braccini, l’operatore che ha fatto scattare l’allarme alle 10.20 ma che è stato travolto dall’esplosione ed è al centro grandi ustionati di Pisa in gravissime condizioni. Dopo l’apertura del fascicolo per omicidio colposo plurimo, lesioni gravi, crollo doloso di costruzioni e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro, al momento non ci sarebbe alcuna notifica di avvisi di garanzia ma le iscrizioni sono nell’aria.
Ieri si sono anche concluse le autopsie sui cadaveri delle vittime: Vincenzo Martinelli, 51 anni, Carmelo Corso, altro autista 57enne, il loro collega Davide Baronti, 49 anni, Franco Cirielli, 50 anni e Gerardo Pepe, 45 anni, entrambi operai Sergen.
Gli esami sono stati condotti a Careggi dai medici legali Martina Focardi, Beatrice De Fraia e Rossella Grifoni, la procura ha affidato l’incarico anche a due genetisti, Ugo Ricci e Vilma Pinchi, per il riconoscimento delle salme che attualmente non è ancora stato eseguito a causa dello stato in cui sono ridotti i cadaveri.