STEFANO BROGIONI
Cronaca

Firenze, i detenuti di Sollicciano scrivono alla procura: “Cimici e insetti nelle celle, non possiamo fare la doccia”

L’esposto di cinquanta “definitivi“ dell’ottava sezione dopo le proteste per la mancanza dell’acqua: “Disinfestazioni tardive e inefficaci, salute a rischio”. E chiedono indietro le quote di mantenimento

Il carcere di Sollicciano a Firenze

Il carcere di Sollicciano a Firenze

Firenze, 3 luglio 2024 – Un esposto alla procura dai contenuti choc, firmato da una cinquantina di detenuti, per denunciare le condizioni del carcere di Sollicciano.

Dalle cimici che infestano le celle fino al cronico problema della mancanza di acqua: dopo le tensioni dello scorso fine settimana, i ’definitivi’ dell’ottava sezione pretendono che si sappia come vivono là dentro. E chiedono alla direzione del carcere la restituzione delle quote di mantenimento. Al primo punto della lettera dei detenuti, ci sono cimici e insetti. Presenti, secondo i ristretti, a causa della "situazione di deterioramento delle strutture e l’accumulo di rifiuti".

"La denuncia presso le strutture sanitarie fa in modo di attivare il protocollo di disinfestazione, che avviene dopo oltre due mesi - si legge -. Nel frattempo il detenuto convive con insetti che si nutrono del suo sangue, arrivando spesso a non poter dormire". E anche quando la disinfestazione viene effettuata "è eseguita in modo precario e poco efficace", perché, dicono i detenuti, viene fatta senza spostare i mobili e senza riverniciare gli ambienti: "dopo alcune settimane gli insetti sono nuovamente presenti". "Nessuna prevenzione e tanto meno nessuna cura per alleviare il prurito e curare i pinzi sul corpo", si legge ancora nella lettera-esposto. "Tali insetti si cibano di sangue umano, per tale motivo potrebbero essere veicolo di trasmissione di malattie infettive tra detenuti. Per questo motivo il carcere effettua vaccini (quasi obbligatori) per tubercolosi ed epatite, malattie quasi inesistenti all’esterno della struttura".

La questione acqua. La situazione più critica è proprio nell’ottava sezione, "la più distante dalle vasche di deposito dell’acqua e quella più in alto". In ragione dell’ubicazione della sezione, negli orari di maggior uso, i rubinetti restano asciutti. "Per questo non possiamo fare docce, pulire gli ambienti, garantire l’igiene dentro le celle". Le docce "sono in condizioni inaccettabili, piene di muffa, incrostazioni e servizi malfunzionanti" e la tubatura "è vecchia e marcia", "le perdite sono all’ordine del giorno, nei giorni di pioggia in alcune celle piove, le muffe sono sempre più presenti e anche loro veicolo di trasmissione di malattie". I ristretti scrivono anche che "il vitto è scarso e di qualità infima", che l’assistenza sanitaria "è insufficiente, non prende mai in carico problemi fisici reali, spesso anche gravi, si cura tutto con brufen e tachipirina e si abusa di ansiolitici, sonniferi e tutti i farmaci atti a calmare l’umore del carcerato". Infine, l’ascensore: "Non funziona ormai da tempi immemori. Vitto, spesa e qualsiasi materiali vengono portati per quattro piani". Se il grado di civiltà di una Nazione si misura dalle condizioni delle proprie carceri, come recita una frase troppo ripetuta e poco praticata, da queste parti stiamo tornando ai tempi di Voltaire.