Ex Gkn, otto mesi dalla chiusura. La mobilitazione va avanti, chiesto un tavolo al Mise

Le tute blu si mobilitano in vista della manifestazione nazionale del 26 marzo a Firenze

Gkn, irruzione in Regione delle tute blu

Gkn, irruzione in Regione delle tute blu

Campi Bisenzio (Firenze),  9 marzo 2022 - Dopo otto mesi, la mobilitazione dei lavoratori ex Gkn non è ancora finita. Ricorrono oggi, 9 marzo 2022, otto mesi dalla chiusura improvvisa della fabbrica di viale Fratelli Cervi. Adesso lo stabilimento è passato in mano all'imprenditore Francesco Borgomeo e la fabbrica si chiama Qf spa e, secondo i piani di reindustrializzazione, lo stabilimento sarà adibito alla produzione di macchinari per l'industria farmaceutica.

Gli oltre 300 lavoratori (al momento della chiusura era 422) sono adesso in cassa integrazione ordinaria. Ma le 10 settimane previste scadranno il prossimo 20 marzo. E proprio in vista di questa scadenza, Daniele Calosi, segretario Fiom Cgil Firenze-Prato-Pistoia, chiede la convocazione urgente di un tavolo al Mise.

"Dopo la richiesta effettuata il 22 febbraio, la Fiom Cgil, unitamente a Fim e Uilm, torna a chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero del Lavoro e alle istituzioni locali la convocazione del tavolo per la verifica dell’accordo-quadro sulla reindustrializzazione dell’ex Gkn, oggi Qf. L’obiettivo dell’incontro è stabilire, come previsto dall’accordo, il tipo di ammortizzatore sociale utile ad accompagnare il processo di reindustrializzazione" dichiara Calosi. E aggiunge: "A oggi non solo non abbiamo un tavolo di convocazione, ma non abbiamo neppure la certezza della fruibilità di un ammortizzatore previsto dal governo nella legge di bilancio. E' necessario che il governo e le istituzioni locali diano seguito alla convocazione del tavolo e all’individuazione dell’ammortizzatore sociale che per noi deve essere la cassa integrazione per transizione". Sempre secondo l’accordo-quadro, Calosi ricorda che "entro la fine di marzo devono essere presentate le proposte vincolanti da parte dei soggetti reindustrializzatori con gli elementi essenziali del piano industriale e il prospetto occupazionale".

Mobilitazione nazionale

Le tute blu, invece, si preparano per la grande mobilitazione nazionale del 26 marzo. "8 mesi di assemblea permanente. La nostra vertenza non smobilita" fa sapere via social il Collettivo di Fabbrica, spiegando che "il 9 luglio siamo stati costretti a insorgere sotto l'emergenza del licenziamento in tronco". Oggi si ritrovano in "nuovo calcolo" che, secondo il Collettivo di Fabbrica "ci vorrebbe slegati dal territorio, isolati in fabbrica, da cassaintegrati che si leccano le ferite del carovita, addormentati nell'attesa di una reindustrializzazione i cui esiti saranno lunghi, incerti e verificabili solo negli anni". Con il 26 marzo "proviamo a uscire da questo nuovo calcolo. Noi proviamo a uscire dall'idea che ci si mobilita solo per l'emergenza imposta da altri".

Campagna social

In vista di quell'appuntamento, le tute blu hanno lanciato una campagna social 'Il 26 marzo insorgo perché...': una raccolta di foto in cui invitano tutti a partecipare alla manifestazione e spiegare i motivi per cui ognuno vuole insorgere. All'appello hanno già aderito molte persone e le prime foto sono state pubblicate proprio oggi in occasione degli otto mesi di chiusura.

All'appello hanno aderito, tra gli altri, Antonella Bundu e Dmitrij Palagi (Sinistra Progetto Comune) e Lorenzo Ballerini (Campi a Sinistra). "Una nuova manifestazione nazionale è stata lanciata per questa data: convergere e insorgere" dicono i tre politici in una nota congiunta. E spiegano: "Unire quello che nelle nostre società viene diviso, mettendo al centro la dignità e i diritti di chi lavora, con posizioni chiare sull’autodeterminazione delle donne, sulla pace, sulla tutela dell’ambiente, sulla centralità dei diritti civili, sulla necessità di una conoscenza diffusa e condivisa. In questa lotta c’è tutto questo e molto altro. Non è proprietà di nessuna parte politica, lo sappiamo bene. Si tratta di qualcosa che sta fuori dai recinti dell’esistente, politico e istituzionale: per questo deve essere sostenuto, perché possa travolgere ciò che c’è e favorire ciò che verrà, costruendo relazioni nella quotidianità delle vertenze".

Barbara Berti