"Inevitabile l’apertura della procedura di licenziamento collettivo dell’intero personale". Ricapitolando la situazione di inattività che perdura ormai da tempo e ribadendo l’impossibilità di risanamento dell’attività produttiva, il liquidatore di Qf, Gianluca Franchi, in data 10 gennaio – come anticipato da La Nazione – ha comunicato ai 121 dipendenti ex Gkn di Campi l’apertura della procedura di licenziamento collettivo in base alla legge 223/91. Il 26 marzo prossimo scadranno i classici 75 giorni, previsti per legge, da attendere in questi casi, anche se poi i licenziamenti devono essere intimati nell’arco di 120 giorni dalla conclusione della procedura.
"Non ne abbiamo ancora parlato", commenta l’avvocato Andrea Stramaccia, legale della Fiom, in merito a un eventuale ricorso (i due precedenti li ha vinti).
La sensazione è che si aspettino altre mosse della Qf, se davvero è intenzionata ad andare avanti oppure se la missiva del 10 gennaio è solo un atto legato al ‘via libera’ del tribunale di Firenze, quinta sezione (imprese e fallimenti), per poter accedere al concordato come la stessa azienda aveva richiesto nelle settimane passate. Senza contare la prima procedura di licenziamento collettivo, quella del 9 luglio 2021, Qf ha tentato il primo licenziamento collettivo nell’autunno 2023, azzerato con la sentenza del 27 dicembre dello stesso anno che condannava l’azienda a seguire le procedure della legge 234/21, la cosiddetta legge antidelocalizzazioni. E così il 2 gennaio 2024 Qf ci riprovava (seguendo le prescrizioni del giudice) senza però presentare nei 60 giorni previsti dal procedimento il piano sociale e, quindi, rinunciando di fatto ai licenziamenti.
Un altro tentativo è quello del 2 luglio 2024: stavolta Qf torna alla carica seguendo la legge del 1993, ma alla fine non manderà mai le lettere di licenziamento agli operai.
Oggi, quindi, l’ennesima procedura a cui la Rsu (scaduta da 13 mesi) e la Fiom rispondono con un documento in cui chiedono il pagamento di tutti gli arretrati dovuti (le tute blu sono senza stipendio da un anno), la reindustrializzazione "a partire dall’unico soggetto, la cooperativa dei lavoratori, che ad oggi ha presentato un piano" e l’utilizzo di tutti gli strumenti possibili per il rilancio del sito industriale di Campi Bisenzio.
Tre richieste che sono state formalizzate dopo l’assemblea dei lavoratori: "Approvato (il documento, ndr) a larghissima maggioranza con 2 contrari e 6 astenuti", scrive il Collettivo di Fabbrica sui social senza specificare il numero dei presenti.
Barbara Berti