PAOLO PELLEGRINI
Cronaca

Addio a Fabio Picchi, patron del Cibreo. Molto più di uno chef

Era l’Imperatore di Piazza Picchi, spettacolare affabulatore e creatore di piatti apparentemente semplici ma complessi. Come era lui

Fabio Picchi

Firenze, 26 febbraio 2022 - Irripetibile, è la prima parola che mi è venuta in mente quando l’ho saputo. Vero, lo siamo tutti. Ma qualcuno, alla fine, riesce a esserlo un tantino di più. L’imperatore di Piazza Picchi, il cuoco della Cupola, il Signor 30 euro per una passata di pomodori, lo definivano quelli – non pochi – che gli volevano male. Ecco, per ricordare quella sua irripetibilità – pur nel temporale di emozioni sconclusionate che ti fulminano e tuonano tra la testa e il cuore, alla notizia improvvisa e mai troppo attesa della scomparsa di un amico – io voglio partire proprio da quella passatina di peperoni. Passata, o crema, o vellutata. Semplice e al tempo stesso complessa: era così, Fabio il Vulcano, che mille ne ha fatte e mille ne ha pensate.

Spettacolare affabulatore dallo sguardo angelico e cortese, ma anche capace di metterti ko con mezza battuta. L’ho conosciuto che mi sembrano mille anni, e forse lo sono, perché all’epoca il Cibreo era un posto dove andavi una volta ogni tanto, e magari speravi che ti ci invitassero, e ti sentivi fuori da quei circoli ’importanti’ in cui lui era sempre protagonista. Spavaldamente timido, oserei dire: lo ritrovi così anche a leggere i suoi libri, eccoli là tutti e sette sullo scaffale, letti e riletti più volte perché avresti voluto coglierlo in fallo, su qualcosa, su qualche citazione, su qualche ingrediente, ma non c’era modo: semplice e complesso, Fabio è – scusate, a dire ’era’ non ci riesco – un pozzo. Di conoscenza, di curiosità, di inventiva, di intraprendenza: le tappe della sua vita e della sua carriera lo dimostrano. E non ha mai finito di stupirmi: i suoi piatti sapevano, sanno di natura e di campagna, di mare e di profumi forti e delicati all’unisono, proprio come si è sempre proposto lui.

Certo, semplice: che non vuol dire facile, quanti gliel’hanno rinfacciato perfino con l’accusa di boria spavalda. E a dire il vero più volte qualche risposta-ceffone me la sono beccata. Ma faceva parte del personaggio, conoscevi l’afflato dell’istrione, e gliela perdonavi. Ci eravamo un po’ persi, negli ultimi anni, entrambi destinati dall’anagrafe a un passo di lato. L’ho rivisto non molto tempo fa, un pomeriggio ’a bruzzico’, avrebbe detto anche lui, mascherine sul viso, in Piazza Picchi. Il tempo di un saluto veloce, un sorriso, una mezza frase. E quello sguardo. Irripetibile.