REDAZIONE FIRENZE

Fast Animals and Slow Kids: "Le nostre canzoni come stanze di hotel"

La band perugina sarà in scena domani sera al Teatro Cartiere Carrara. Sul palco portano il loro ultimo album con lo spettacolo live ’Festa Tour’. .

La band perugina sarà in scena domani sera al Teatro Cartiere Carrara. Sul palco portano il loro ultimo album con lo spettacolo live ’Festa Tour’. .

La band perugina sarà in scena domani sera al Teatro Cartiere Carrara. Sul palco portano il loro ultimo album con lo spettacolo live ’Festa Tour’. .

Sono camere d’albergo arredate con sogni e ricordi di vita, le stanze che i Fast Animals and Slow Kids spalancano domani sera al popolo del Teatro Cartiere Carrara. L’ultimo album Hotel Esistenza riporta in città la band perugina per dare forma e sostanza al ’Festa Tour’ che declina già nel titolo le proprie intenzioni.

"Ci serviva un contenitore, che sentissimo nostro, in cui mettere le tante esistenze raccontate dalle canzoni" racconta il frontman Aimone Romizi, assieme a Alessandro Guercini (chitarre), Jacopo Gigliotti (basso), e Alessio Mingoli (batteria). Ne parlano nello studio di “Soundcheck”, format musicale disponibile sui social e sul sito web del nostro giornale. "Così abbiamo pensato ad un hotel di riviera dal nome evocativo tipo Miramare o Splendor. L’albergo pieno di gente nella bella stagione su cui in inverno cala il suo velo di nostalgia".

Un luogo d’incontri e di vita.

"All’inizio c’erano 42 ‘stanze’, poi abbiamo iniziato a togliere e alla fine della ‘ristrutturazione’ siamo arrivati a queste 11, che raccontano le nostre esperienze dell’ultimo triennio".

Tra le memorie dei tanti hotel, cantati nelle canzoni, dal Chelsea della Joplin all’Heartbreak di Elvis, in quali vi piacerebbe prenotare una camera?

"Il tema dell’hotel è uno dei topos del rock. Probabilmente sceglieremmo l’Hotel California degli Eagles, anche per l’alone di mistero che accompagna il testo. E poi l’hotel è la casa del musicista che, vivendo sulla strada, ha solo quelle quattro pareti per ritrovare sé stesso".

Venite da un album con orchestra. Parentesi o punto e a capo?

"È stata la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. O meglio, un’esperienza formativa, perché ci siamo trovati ad interagire con un mondo che non conoscevamo. Quando ti trovi a trasmettere le cose che hai dentro ad un musicista che viene da un mondo diverso dal tuo, devi sviluppare un altro linguaggio. E, quando ce la fai, ti si aprono davanti agli occhi altri mondi".

E delle trentuno canzoni rimaste fuori dal disco cosa sarà?

"Se non sono entrate nella rosa finale un motivo dovrà pur esserci. Questo significa che dobbiamo scrivere più e meglio, resettando tutto per ricominciare da capo. Qualche spunto, magari, troverà spazio in progetti futuri, ma la scelta di fondo è fare piazza pulita. C’è da dire che, il primo pezzo ci viene sempre entro un mese dalla pubblicazione dell’album. Significa che qualcosa si sta già muovendo".

Andrea Spinelli