BARBARA BERTI
Cronaca

Federica Luna Vincenti a Rifredi: "Sissi è una donna della Striscia. Il romanticismo lasciamolo ai film"

Domani e domenica la rivisitazione teatrale dedicata a una delle protagoniste più amate dal pubblico "Non era un first lady, odiava tutto ciò che era il potere. L’anoressia? Il rifiuto al nutrimento di corte".

’Sissi l’imperatrice’ con Federica Luna Vincenti, è il sorprendente racconto di Elisabetta d’Austria, basato sui diari dell’imperatrice

’Sissi l’imperatrice’ con Federica Luna Vincenti, è il sorprendente racconto di Elisabetta d’Austria, basato sui diari dell’imperatrice

"Un animo libero e anticonformista eternamente chiuso in gabbia. Questa era Sissi, non l’imperatrice della favola cinematografica". Parola di Federica Luna Vincenti, artista poliedrica, che sta girando i teatri italiani con ‘Sissi l’imperatrice’, nuova produzione per Goldenart Production in coproduzione con Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Lo spettacolo – testo e regia di Roberto Cavosi – arriva al Teatro di Rifredi domani (ore 21) e domenica 2 marzo (ore 16,30). In scena, insieme a Vincenti, Milutin Dapcevic, Ira Nohemi Fronten, Claudia A. Marsicano e Miana Merisi.

Vincenti, com’è la sua Sissi?"Una donna dalla sensibilità ferita che, disgustata dalle guerre, frustrata dalla rigidità della Corte Viennese e in lutto per le morti dei figli, si dedica maniacalmente alla cura del corpo. Questo testo non parla della sua bellezza, dell’aspetto esteriore ma entra nel suo dolore. Lei aveva un problema con l’aristocrazia, la considerava una ‘razza degenerata’. L’anoressia di cui soffriva, ovvero il farsi male al corpo, era il suo rifiuto al nutrimento di corte. Sissi non tollerava la guerra, tantomeno le parate militari a cui doveva partecipare. Non era un first lady, odiava tutto quello che era il potere. Ciò la porterà a sviluppare una sensibilità dolente e rabbiosa rivolta verso le più delicate questioni sociali: dalle sofferenze delle minoranze etniche, ai soprusi subiti dal proletariato".

Una Sissi ’pasionaria’?"Lo spettacolo vuole far emergere la battaglia di una donna che a quel tempo era già molto moderna. A renderla così contemporanea ed epicamente shakespeariana è la capacità di utilizzare consapevolmente il privilegio come strumento di denuncia. Oggi potrebbe fare la ministra o la premier. Profeta dell’imminente crollo dell’impero asburgico, Sissi ci mostra quel mondo come paradigma del nostro, fatto di sopraffazione, razzismo e di guerre oggi più virulente che mai. Lasciamo la poetica ai film e il romanticismo all’Ottocento: questa Sissi è una donna della Striscia di Gaza".

Porta Elisabetta d’Austria nel nostro secolo?"Sì, noi attori abbiamo il compito di utilizzare la nostra arte per comunicare qualcosa. Secondo me è finito il tempo delle belle statuine. E Sissi vuole spingere il pubblico verso l’essenza delle cose vere, verso la semplicità. Il suo dolore porta a riflettere sulle cose importanti della vita, sul ruolo che abbiamo in questa società, su cosa possiamo fare nel nostro piccolo per migliorarla. Sissi entra nell’impero ma resta se stessa, i politici di oggi siedono sui loro scranni per disagio personale non per gli interessi della collettività. Non è una questione di destra o sinistra, la gente oggi è stanca".

Cosa accade in scena?"È un cabaret tragico con richiami shakespeariani che mescola l’ironia alle voragini di dolore, quello per la morte dei suoi figli. Nei vari quadri emergono aspetti del carattere e del pensiero dell’imperatrice, spaziando dalla filosofia al sesso, dalla politica all’arte. Per esempio pochi sanno che scriveva poesie che poi sono state donate agli editori e i proventi vanno alle famiglie dei perseguitati politici. Se ne occupa Amnesty International, che insieme a noi porta avanti questa iniziativa. Quella in scena è la storia tratta dai diari di Sissi, è tutto vero. Anche la composizione del cast è stata studiata per sottolineare la vastità e multietnicità dell’impero asburgico, ed allo stesso tempo per creare un microcosmo che raffigurasse simbolicamente i nostri attuali imperi".