OLGA MUGNAINI
Cronaca

Felice Carena, il pittore che dipingeva per respirare

"Dipingere per me è sempre stato come respirare. Un bisogno, per dare un senso al mondo e a me stesso....

Un particolare del. la mostra su Felice Carena a Palazzo Medici Riccardi dal titolo ’Vivere la pittura’

Un particolare del. la mostra su Felice Carena a Palazzo Medici Riccardi dal titolo ’Vivere la pittura’

"Dipingere per me è sempre stato come respirare. Un bisogno, per dare un senso al mondo e a me stesso. E qui a Firenze, dove ho lasciato un pezzo del mio cuore insegnando, rivedere le mie opere è come ripercorrere la mia vita".

C’è anche un documentario ora che racconta la mostra su Felice Carena a Palazzo Medici Riccardi, dal titolo “Vivere la pittura“, che si concluderà il 16 febbraio.

Un viaggio, fra oltre 50 tele, insieme alla voce del grande artista torinese, attraverso una narrazione in soggettiva, dove è lo stesso Felice Carena a raccontarci la sua vita, le sue opere e la visione che lo ha guidato nell’arte.

Il documentario è diretto da Domenico Costanzo e scritto dallo stesso regista con Chiara Frigenti e Michele Brancale. La voce off di Felice Carena è di Toni Civino, con un accento torinese per rendere più vicina la voce a quella originale dell’artista.

Pittore della luce, della materia e della spiritualità, Carena emerge così attraverso le sue opere e le sue parole: Ognuna di queste tele ha una storia particolare da raccontare - racconta nel documentario –. Io sono parte di ciò che dipingo".

La mostra, che ha avuto un’analoga esposizione anche all’Accademia delle Belle Arti di Firenze fino alla fine di novembre, è nata da un’idea di Magda Grifò, pronipote dell’artista, con il coordinamento di Valentina Zucchi.

Di sala in sala ripercorre l’intera vicenda creativa di Carena, approfondendo gli anni vissuti a Firenze, dal 1924 al 1945, quando accetto l’insegnamento all’Accademia di Belle Arti. Da lì in poi il suo trasferimento a Venezia, dove morirà nel 1966.

Artista dai tanti volti, mille volti, ha sempre sperimentato gli effetti della luce, toccando le diverse poetiche che stavano attraversando il Novecento, dal Simbolismo all’Espressionismo, restando sempre diverso e sempre uguale solo a se stesso, così come illustrano le sei sezioni della mostra a Palazzo Medici Riccardi.

Il ventennio che trascorse a Firenze fu cruciale, con molti riconoscimenti, dalla personale alla Biennale di Venezia del 1926 alla prima Quadriennale romana del 1931, al riconoscimento del Gran premio della pittura alla Biennale di Venezia, con una nuova personale nel 1940).

Furono anche gli anni della collaborazione come scenografo al Maggio Musicale Fiorentino, nel 1935 e nel 1943.