Rileggerne la produzione, con uno sguardo aggiornato, rendendo parimenti conto dell’attività di uomo di cultura e d’artista, in occasione del centenario della nascita.
È l’obiettivo della mostra "Fernando Farulli 1923-1997" aperta fino al 17 settembre in tre sedi espositive: le sale Basolato e Costantini a Fiesole (dove Farulli è stato assessore) e anche a Firenze presso l’Accademia di Belle Arti, luogo degli anni dell’insegnamento.
La mostra, a cura di Marco Pierini, complessivamente si articola in 35 dipinti, in modo da rappresentare – pur in estrema sintesi – l’intero percorso pittorico dell’artista. A cominciare dagli esordi con il gruppo Arte Oggi insieme a Gualtiero Nativi e Vinicio Berti dell’astrattismo classico dal quale poi Farulli si staccherà per intraprendere una propria e originale produzione, come nel periodo del realismo di valenza sociale.
Nella sala del Basolato (Piazza Mino, Fiesole) sono esposte le opere dagli anni Quaranta fino agli anni ‘60. Troviamo i ritratti e citazioni più classiche, come l’omaggio a Goya del 1962 e i paesaggi industriale, tema che diventa protagonista della seconda sede espositiva fiesolana (Sala Costantini, via Portigiani) con il filone dei "costruttori", dedicato ai lavoratori e agli interni di fabbriche con opere come "Altoforno" o "Natura morta industriale" .
Nella sede fiorentina dell’Accademia di Belle Arti (Sala Ghiberti, via Ricasoli 64) troviamo invece esposta la produzione pittorica degli anni ‘80-90, fra cui i nudi femminili . L’esposizione (a ingresso gratuito) è accompagnata da un volume edito da Gli Ori di Pistoia con contributi di Maria Alberti, Maria Cercenko, Carlo Falciani, Costanza Neve. Durante tutto il periodo della mostra, sono previsti una serie di eventi collaterali.
Daniela Giovannetti