Firenze, 4 novembre 2024 – Suscita polemiche la proiezione al Festivval dei Popoli, in corso a Firenze del film “Pensando ad Anna”, film sulla storia dell'ex brigatista rosso Pasquale Abatangelo, presente nelle principali rivolte che hanno scosso negli anni 70 le carceri italiane.
La proiezione della pellicola, in prima mondiale, è nel programma odierno della terza giornata del Festival dei Popoli di Firenze: Abatangelo è, come previsto, presente in sala ma non parla. «Oggi parlerò solo io, Pasquale Abatangelo parlerà da domani, dopo la proiezione del film, non appena gli animi si saranno calmati e si potrà ragionare nel merito del film in modo più compiuto. Il mio film è un'indagine storica ed etnografica sulle scelte di un uomo che è passato da essere un delinquente a essere un delinquente politicizzato». Così Tomaso Aramini, regista del film. In realtà, però, al termine della proiezione Abatangelo è intervenuto brevemente: «Penso che questo film possa servire in particolare alle nuove generazioni per capire cosa è successo in questo Paese negli anni '70 e '80. Il film è un piccolo contributo in questo senso».
Abatangelo è stato salutato da un lungo applauso dei presenti in sala: «Grazie a tutti, sono molto contento - ha aggiunto -, abbiamo lavorato sodo cinque anni per metterlo in piedi, non è stato semplice».
A protestare, come detto, è il centrodestra: Marco Stella, capogruppo in consiglio regionale ha annunciato un'interrogazione urgente e parla di presenza «gravissima e sconcertante», «resa ancora più grave dalla dimensione pubblica della rassegna cinematografica in questione; pertanto chiediamo che la Regione Toscana tolga patrocinio e finanziamenti». Stella chiede «chi, tra gli esponenti delle istituzioni pubbliche che finanziano questa rassegna cinematografica, abbia visionato il programma. Avrebbe potuto essere diverso se il personaggio in questione fosse stato un terrorista pentito, venuto a portare la sua testimonianza di condanna verso la lotta armata; ma qui si sta parlando di un uomo che non si è mai dissociato né pentito, che parla in una città che ha avuto un ex sindaco, Lando Conti, trucidato dalle Br». Sulla stessa linea Paolo Bambagioni della Lista Schmidt, che presenterà un'interrogazione a Palazzo Vecchio. «Incredibile ma vero: a Firenze, una città che come tante altre nel nostro Paese ha pagato un tributo per il terrorismo - di ogni colore politico - viene proiettato un film ispirato alla vita dell'ex br Pasquale Abatangelo. Mai pentitosi per il male che ha fatto ma fortunatamente punito dalla giustizia italiana.».
Replica così l’assessore alla cultura del comune di Firenze, Giovanni Bettarini: «Gli organizzatori hanno invitato a partecipare alla proiezione il regista del film, Tomaso Aramini, in considerazione dell'inclusione della sua opera in concorso; dal Festival fanno sapere che la presenza dell'ex brigatista Pasquale Abatangelo, la cui vicenda è centrale tra i temi del documentario, è dovuta esclusivamente all'invito diretto da parte dei produttori, che per prassi hanno la facoltà di far accompagnare il regista da una delegazione la cui composizione è di loro esclusiva competenza. Gli organizzatori - aggiunge Bettarini - garantiscono che Abatangelo non risulta iscritto come relatore, e che quindi non è previsto un suo intervento durante il programma del Festival dei Popoli. Dal centrodestra vedo solo una polemica strumentale che cerca di confondere il piano politico con quello dell'opera documentaria».
Secondo il regista Aramini «il livello del dibattito culturale in Italia è purtroppo infimo e certe parti politiche vogliono strumentalizzare qualsiasi cosa. Credo che oggi debba parlare il film, il festival non c'entra niente, ha scelto il film evidentemente per i suoi meriti artistici». Il film intreccia interviste con Aramini e il giornalista Fulvio Bufi, ricostruzioni performative e materiale d'archivio, in un 'esperimento live’. Le scene vedono gli attori Luca Iervolino e Tiziana De Giacomo interpretare Abatangelo e la sua compagna Anna scomparsa nel 2018. «Per relazionarmi con lui ho pensato che questo fosse il modo più serio e trasparente per costruire un dialogo e una dialettica sulle sue scelte - ha concluso Aramini - portandolo a rivivere quelle determinate esperienze più significative della sua stessa vita in modo tale che la sua coscienza si auto posizionasse per diventare in qualche modo una coscienza riflessiva e aprirsi al dialogo, cosa che secondo me sarebbe stato più difficile in una mera intervista uno a uno».