Firenze, 10 agosto 2024 – Immagini che parlano da sole, come dagherrotipi sbiaditi che però illustrano in maniera forte e chiara le angosce, le paure e le speranze di una città che, nel bene e nel male, non si arrende mai, nemmeno all’infuriare dei combattimenti.
Famiglie intere che spingono carretti pieni di masserizie, i fratelli della Misericordia preceduti da una grande bandiera con la Croce rossa, che corrono verso l’ospedale di Santa Maria Nuova spingendo lettighe a mano cariche di malati e di feriti, colpiti dalle schegge o dalla vigliaccheria dei franchi tiratori appostati sui tetti, ma soprattutto, l’immagine simbolo dell’insurrezione generale dell’11 agosto: la campana del Bargello, che suona per chiamare i fiorentini a tirare fuori lo stesso orgoglio mostrato contro i cannoni di Carlo V nel 1530, i partigiani della Divisione Arno che si avviano a combattere in prima linea lungo la cerchia dei viali, e le avanguardie alleate dirette verso il centro e la prefettura di Palazzo Medici Riccardi.
A ottant’anni dalla liberazione di Firenze un filmato amatoriale inedito ci riporta in diretta a quei giorni terribili di fine luglio, inizio agosto del 1944.
Il documento, che definire eccezionale è solo un pallido eufemismo, riemerge da quel patrimonio inestimabile di memorie, scritti, oggetti, conservato nell’archivio storico della Misericordia di Firenze. Il ritrovamento, avvenuto in maniera fortuita qualche tempo fa grazie all’impegno di Riccardo Beconcini, capo di guardia, e delle archiviste Barbara Affolter e Laura Rossi, costituisce un unicum storico e dimostra quanto l’Arciconfraternita sia la storia e il presente di Firenze. L’intero filmato, che dura una decina di minuti, è stato digitalizzato da una pellicola in passo ridotto, della quale possiamo mostrare un’anticipazione nei nostri canali web.
Nelle riprese numerose scene dello sfollamento dei fiorentini dai quartieri sull’Arno, nell’imminenza del passaggio del fronte e soprattutto della distruzione dei ponti sull’Arno, avvenuta nella notte fra il 3 e il 4 agosto 1944, che nessuno allora credeva possibile e che è invece storia.
La parte più preziosa, come memoria del periodo, riguarda la mattina dell’11 agosto, con le immagini della campana del Bargello, che suona a distesa, così come appare evidente la tensione sui volti dei partigiani, che a piccole schiere, si mettono in marcia verso le linea del fuoco.
Il filmato che è stato messo a disposizione per un’analisi scientifica dell’Istituto storico della Resistenta in Toscana, è stato visto in anteprima dal direttore Matteo Mazzoni e dal responsabile dell’archivio Mirco Bianchi, che hanno confermato quanto la scoperta del materiale filmato sia importante per mantenere la memoria e arricchire la conoscenza di quei giorni terribili.
Nei prossimi mesi è intenzione sia della Misericordia, proprietaria delle immagini, che dell’Istituto, di analizzare il documento nei dettagli e pubblicarlo in una forma più completa possibile.
Di come la bobina sia arrivata in piazza del Duomo poco si sa, ma si conosce bene chi l’ha girata. L’autore è Gino Bechi, fiorentino, nato nel 1913 e morto nel 1993, attore e cantante, famoso baritono conosciuto per il suo sodalizio artistico negli anni ’40 e ’50 con Maria Caniglia e Beniamino Gigli, oltre che per aver interpretato numerosi film e portato al successo canzoni come ’La strada nel bosco’.
L’artista, dopo aver abbandonato i lungarni come gli altri fiorentini, trova ospitalità in Palazzo Strozzi Sacrati, attuale sede della Giunta regionale, ospite con la famiglia del marchese Contini. Prima di trovare alloggio nella nuova casa, Bechi punta la cinepresa sulle strade intorno all’Arno, zona via del Prato, e riprende i fiorentini che cercano di salvare il salvabile dopo l’ordine di sgombero impartito dal comando tedesco, poi, arrivato in piazza del Duomo all’angolo fra via del Proconsolo e via dell’Oriuolo, filma quello che succede sotto le sue finestre, dilungandosi sulla cupola della Cattedrale, come se volesse fissare l’immagine su pellicola di un monumento che avrebbe potuto non sopravvivere alle distruzioni della guerra.
Ma al grande baritono interessano soprattutto le persone: le immagini non hanno sonoro, ma è un dettaglio secondario, tanto sono vive, cronaca battente di un momento sospeso fra il terrore di non vedere l’alba del giorno dopo e la speranza di un mondo finalmente libero da morte e oppressione.
L’arrivo dei partigiani e delle avanguardie alleate, militari dell’Ottava Armata britannica, fa sperare davvero che un nuovo mondo sia possibile. Del filmato, donato alla Misericordia dall’artista nel 1971 come contributo per una pubblicazione poi non realizzata, è rimasto chiuso nel suo contenitore metallico per tanti altri anni, fino a vedere la luce 80 anni la restituzione di Firenze alla libertà. E ora resta solo da valorizzare una testimonianza che colpisce al cuore dei fiorentini di ieri e di oggi.