LISA CIARDI
Cronaca

"Finché vivo sto qui". La guerra di Moscerino

Il suo celebre ‘house restaurant’ sfrattato dai lavori per la cassa d’espansione dell’Arno. E parte la raccolta di firme

Signa (Firenze), 13 dicembre 2020 - "Moscerino dove vai, se una casa non ce l’hai? Ma il coraggio io lo so non ti manca" recita il ritornello di una delle sue canzoni più popolari. Un must delle (gettonatissime) cene che organizzava fino allo scorso anno a casa sua, fra musica, grigliate di carne e l’attesissima scena che lo vedeva uscire coperto di luci come un albero di Natale. Una strofa che, a questo punto, sembra quasi profetica. Alfio Vanni, in arte Moscerino, è stato costretto a lasciare la sua storica abitazione dei Renai, mentre in paese è partita una raccolta di firme perché possa tornarci. Una storia complessa, in cui è difficile districarsi fra le ragioni della legge e quelle del cuore.

Sono passati 36 anni da quando Alfio Vanni (che ne compirà 80 il prossimo anno) entrò nel rudere che è stato poi la sua casa. Insieme alla moglie Bettina iniziò a trasformarlo in modo pittoresco, fra luci, addobbi e colori. Poi iniziarono le "cene" e cominciarono ad arrivare vip da mezza Italia: politici, medici, attori, imprenditori… Il tutto non senza critiche da parte dei ristoratori della zona. "Ho avuto tantissimi attacchi – spiega Moscerino – ma il mio non era un ristorante. Ospitavo le persone a casa, sedendo con loro, a fronte di un rimborso spese". Sta di fatto che le cene sono andate avanti e Moscerino ha ottenuto anche la residenza e il numero civico. Poi, la piena del 2019 per poco non ha spazzato via la casa. E, subito dopo, hanno preso il via i lavori per la cassa d’espansione dei Renai progettata dalla Regione. "Dopo la piena – racconta Moscerino – hanno vietato a me e Bettina di tornare a casa, tagliandoci la corrente. Viviamo da amici ma intanto abbiamo risistemato tutto. Non pretendiamo di dormire a casa nostra, ma di starci durante il giorno sì! Finché sarò vivo non me ne andrò". Difficile prevedere gli sviluppi. "Moscerino è un pezzo di Signa e un amico – dice il sindaco Giampiero Fossi – ma i tempi sono cambiati. La casa è stata espropriata dal Comune come tutte le aree interessate dalla cassa e qui, per legge, non ci si può risiedere: è troppo pericoloso. Faremo il possibile per trasformare la casa di Moscerino in un centro artistico accessibile durante il giorno, ma solo se sarà compatibile con i lavori. Di più non possiamo fare".