Firenze, 31 dicembre 2023 – La Fiorentina, se il campionato finisse oggi, il prossimo anno giocherebbe la Champions League, la più nobile delle coppe europee. Ma l’incognita è dove. Perché il paradosso, è proprio questo: all’esaltante stagione in corso della squadra di Italiano, coincide l’incertezza strutturale per la prossima.
Incertezza che non può restare tale per sempre: "Luglio è lì", ha detto il dg Joe Barone ai tifosi che lo ascoltavano al Viola Park, mettendo sul piatto un problema concreto, che, nella guerra non più tanto sotterranea che si è creata con Palazzo Vecchio, viene prima di strategie di parte ed elettorali: comunicare agli organismi sportivi il proprio terreno di gioco casalingo. "Abbiamo sempre chiesto di giocare al Franchi - ha tuonato ancora Barone -, assegnare oggi i lavori di restyling ad una ditta, e costringere la Fiorentina a giocare fuori non è una bella cosa. Siamo molto arrabbiati e amareggiati, è uno schiaffo a tutto il popolo viola. Uno schiaffo ai tifosi".
Da venerdì in qua, si sono succeduti botta e risposta e fuochi incrociati. Sembrano lontanissimi i tempi della “task force“, del tavolo a tre con il governo, dell’ipotesi di un ingresso di Rocco Commisso tra i finanziatori del progetto Franchi: la sintonia pare guasta. Il problema, ha fatto notare ancora il dg, è sportivo, ma non solo: i riverberi sono anche economici.
Cosa succederà? Dal Franchi aperto a toppe, con lavori a tappe, all’esodo in un’altra città. Con l’incognita Padovani nel mezzo, soluzione che ogni minuto che passa pare sempre più irrealizzabile. "Nardella dovrebbe rispondere alla città e ai fiorentini e dire semplicemente se il Padovani come stadio provvisorio è la soluzione fattibile per tempi e finanziamenti necessari. Altrimenti farebbe meglio a dire che la Fiorentina deve cavarsela per conto proprio", punzecchiano Cellai e Draghi di Fratelli d’Italia.
Sembra ormai fallita la soluzione Empoli, ora si parla di Pisa, Modena o Cesena. Soluzioni che, chilometri a parte, possono essere adatte alle partite di campionato ma sono tutte da valutare, ad esempio, per l’Europa.
A proposito di lavori: il piano a cui sono agganciati i fondi percepiti da Palazzo Vecchio (al momento sono 151 milioni di euro) per il rifacimento del Franchi impone che le ruspe del raggruppamento temporaneo di imprese guidato da Cobar e Sac che si è aggiudicato l’intervento, si muovano entro il prossimo marzo.
Il Comune aveva programmato di iniziare già ora a gennaio, con la demolizione delle parti di curva Ferrovia che sono state realizzate in occasione del restyling effettuato prima dei mondiali di Italia ’90.
Questo, com’era previsto, comporterà una riduzione della capienza complessiva dello stadio. Già in sede di campagna abbonamenti, i posti del settore Ferrovia non erano stati messi in vendita proprio in previsione dell’inizio dell’intervento.