NICCOLO' GRAMIGNI
Cronaca

Firenze celebra i 100 anni della Madonnina del Grappa

Dagli orfani di guerra ai giovani smarriti di oggi, un secolo di aiuti ai più deboli

Firenze celebra i 100 anni della Madonnina del Grappa

Firenze celebra i 100 anni della Madonnina del Grappa

Firenze, 8 novembre 2024 - L'Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa compie 100 anni di vita. Per celebrare questo anniversario, sabato 9 novembre alle 10 si terrà un convegno nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio.  Interverranno la sindaca di Firenze Sara Funaro, il presidente della Regione Eugenio Giani, l’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, il presidente della Madonnina del Grappa Vincenzo Russo, l’economista Luigino Bruni, la sociologa Chiara Saraceno, la storica della chiesa Anna Scattigno, l’ex sindaco di Firenze Mario Primicerio. Domenica 10 novembre alle 11.30 si terrà la solenne concelebrazione eucaristica nella basilica di Santissima Annunziata alla presenza dell’arcivescovo Gambelli. Oggi la Madonnina del Grappa, si legge in una nota, “ha tantissime attività: case-famiglia per ragazzi in difficoltà; case di riposo per anziani; case di accoglienza per ex detenuti; case di accoglienza per migranti; case vacanze per anziani e bambini; scuola di formazione e lavoro per giovani Neet; un centro sportivo; una missione in Brasile e una in Albania. Sono centinaia, complessivamente, le persone accolte e assistite”. “Dagli orfani della prima guerra mondiale ci sperano decenni e generazioni, ma possiamo dire che anche oggi viviamo in una situazione post-bellica – afferma il presidente dell’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa Vincenzo Russo -. Se anche non si svolgono azioni militari sul nostro territorio, sono presenti sul piano morale, psicologico e a volte anche materiali, situazioni di deserto, devastazione, disorientamento e privazione nella vita delle persone. A soffrire di ciò, particolarmente, sono i giovani: giovani smarriti, disorientati, giovani con problemi di dipendenza, giovani che soffrono di salute mentale, giovani senza famiglia. L’Opera vuole conservare quella predilezione che fu di don Facibeni e che riguardava proprio i ragazzi, i giovani; di loro, in modo particolare, vuole continuare a prendersi cura. L’Opera vuole assumere in sé, ancora oggi, tutto il vuoto e il dolore dei giovani per trasformarlo insieme a loro. Solo così si possono porre le basi, affrontando il problema sin dalla radice, per la costruzione di una città futura”.