Firenze, 15 ottobre 2023 - Si è accasciato all’improvviso, nella hall del cinema che stava celebrando l’inizio della carriera di suo figlio. Fabrizio Borghini (nella foto, in occasione della consegna del Premio Firenze dell’anno scorso), giornalista e scrittore fiorentino, si trovava allo Spazio Alfieri di Firenze per la presentazione al pubblico del primo film da regista di suo figlio Lorenzo, "Doppio passo".
Ne aveva seguito la promozione, si era impegnato tantissimo per accompagnare l’esordio del figlio alla regia. Nel momento della festa, quando tutti erano pronti a stringersi attorno a lui e a Lorenzo, il destino ha deciso altrimenti. C’era, accanto a lui, anche il suo medico curante, amico di famiglia, che ha immediatamente tentato di rianimarlo. Ma non c’è stato niente da fare.
Fabrizio era – oltre che un amico personale – un lavoratore instancabile, scrupoloso, attentissimo: mosso da un grande amore per Firenze, per la sua storia, per i suoi protagonisti, piccoli e grandi. Era nato nel 1947, si era laureato in Lettere con una tesi su Mario Monicelli, di cui diventerà amico, confidente e biografo. A metà degli anni Settanta, scelse il giornalismo: prima la Rai toscana, poi le televisioni regionali.
Ha condotto innumerevoli puntate di talk-show e, dal 1992, "Incontri con l’arte", trasmissione che ha proposto migliaia di servizi di informazione. Dal 2013 era direttore del mensile "La Toscana", e dal 2014 presidente dell’Accademia medicea. Ma soprattutto era un grande esploratore di storie. Storie che riguardavano il cinema e la Toscana. Era una miniera di notizie su Monicelli, sul quale aveva scritto la biografia "Mario Monicelli. Cinquant’anni di cinema". Ma non c’era attore, regista, costumista nato in Toscana che lui non conoscesse. Ha dedicato ad "Amici miei" un libro dettagliato e mitico, "Caro Amici miei".
E ha pubblicato un libro su "La commedia cinematografica toscana 1975-2022", oltre al libro "Firenze al cinema", splendida documentazione sui film girati a Firenze. Recentemente si era sorpreso del successo popolare del suo ultimo lavoro, "C’era una volta un rione a Firenze", del quale aveva appena finito di raccogliere i testi per il terzo volume. Un viaggio nella storia e nella vita di questa città, rione per rione. Fra nostalgia e competenza preziosa, fra cinema e Storia popolare, il lavoro di tutta la sua vita è stato un atto d’amore per Firenze, per la Toscana. Con la sua scomparsa, se ne va uno scrigno inestimabile di memoria e di affetto per questa città.
C
ommosso il ricordo dell’assessora Maria Federica Giuliani: "Caro Fabrizio, che dispiacere. Un’istituzione per il mondo culturale della nostra città, un amico sincero e sempre a disposizione. Attoniti e pieni di gratitudine".