
Firenze è al primo posto in Italia per studenti che scelgono di non frequentare l'ora di religione cattolica nelle scuole.
La città di Firenze primeggia in una classifica molto particolare, diffusa da Uaar dopo aver chiesto al ministero dell’Istruzione e del Merito l’aggiornamento sulla frequenza dell’insegnamento della religione cattolica (Irc) nelle scuole statali: il capoluogo toscano è al primo posto come percentuale di studenti che scelgono di non frequentare l’ora di religione. Una pratica che prima era considerata inusuale e adesso è molto diffusa tanto che in Italia 1,6 milioni di studenti si avvalgono di questa possibilità. Spicca dunque il sorpasso laico di Firenze (51,51%). Al secondo posto c’è Bologna (47,29%), poi Aosta (43,58%). Se si considera l’intero territorio provinciale il primo posto fiorentino non cambia (39,79%), ma si assottiglia il ‘vantaggio’ su Bologna (38,15%). In relazione invece agli istituti, il tecnico Sassetti-Peruzzi ha l’86,78% di ragazze e ragazzi che scelgono per un ‘Religione? No grazie’, risultato che è il terzo a livello nazionale, preceduto solo dal professionale e tecnico Olivetti di Ivrea (rispettivamente col 90,7% e 87,88% di studenti che non si avvalgono dell’ora di religione). Sui licei torna Firenze in testa, in particolare il Leon Battista Alberti (84,65%). "Per l’ennesima volta l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti - dichiara il segretario nazionale Uaar Roberto Grendene - colma carenze ministeriali e rende pubbliche informazioni che incredibilmente mancano dal Portale unico dei dati della scuola. Il ministro Valditara sembra un po’ troppo impegnato a privilegiare l’insegnamento religioso, con concorsi farsa per assumere in ruolo docenti scelti dal vescovo e con la recente trovata di far studiare in chiave identitaria la Bibbia a bambini di sei anni. Dovrebbe invece tutelare i diritti delle sempre più numerose famiglie che chiedono una scuola laica e iniziare a pensare a un sistema nazionale d’istruzione privo del fardello dell’ora di religione cattolica".
Niccolò Gramigni