MONICA PIERACCINI
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Cronaca

Firenze, il 5 novembre sciopero nei musei. Si fermano i lavoratori di Opera

Filcams Firenze, Uiltucs Toscana e Rsu: “Nel cambio appalto non sono garantiti occupazione e livelli retributivi”. Ma da Uffizi, Opificio delle pietre dure e direzione regionale dei musei nazionali della Toscana arriva una “doppia smentita”

Firenze, 25 ottobre 2024 –  Tornano a scioperare i lavoratori di Opera, addetti ai servizi museali degli Uffizi, di Palazzo Pitti, del polo museale della Regione Toscana e dell’Opificio delle Pietre Dure. Lo sciopero è previsto per il 5 novembre 2024, il martedì successivo al ponte di Ognissanti. Si tratta del secondo sciopero, dopo quello di luglio 2023. In attesa del passaggio di gestione da Opera al vincitore del bando, CoopCulture, che dovrebbe subentrare a gennaio 2025, i 200 lavoratori si mobilitano, preoccupati per il loro futuro.

Una delegazione dei lavoratori di Opera
Una delegazione dei lavoratori di Opera

“Ad oggi non abbiamo garanzie che vengano mantenuti il posto di lavoro e lo stipendio che gli addetti alle biglietterie, alla sorveglianza e all'accoglienza percepiscono attualmente”, afferma Laura Zucchini, della Uiltucs Toscana. “Non è accettabile né dignitoso per questi lavoratori, che garantiscono le aperture dei musei. Il settore museale è un settore ricco, che drena risorse: basti pensare agli Uffizi, dove il biglietto costa 25 euro e dove, nel 2023, si sono contati quattro milioni di visitatori”.

"Il direttore della Galleria degli Uffizi, Simone Verde, - spiega Riccardo Pollastri, della rsu Opera - ci ha comunicato di aver sostanzialmente disconosciuto il documento siglato dall'ex direttore Eike Schmidt, all'epoca anche Rup, ossia responsabile unico del procedimento, il 19 dicembre 2023. Si trattava di un accordo che mirava a tutelare tutti i lavoratori e le lavoratrici nei cambi di appalto per tutti i musei coinvolti". "Quello che chiediamo - aggiunge Pollastri - è che ci venga garantita fin da subito la piena continuità lavorativa, mantenendo le stesse condizioni economiche e contrattuali. Per questo facciamo appello anche alla Regione Toscana e al Comune di Firenze, firmatari dell’intesa del dicembre 2023".

La replica

Una duplice smentita arriva però dalle Gallerie degli Uffizi, dall’Opificio delle pietre dure e dalla direzione regionale dei musei nazionali della Toscana, che sottolineano come sia in atto “una continua campagna di disinformazione”. I veri soggetti della vertenza, si fa presente nella nota congiunta, “non sono i musei, ma le parti sociali e i concessionari passati e futuri”. Punto secondo, “l’amministrazione non può andare contro la legge”.  "I dipendenti in sciopero per le loro legittime rivendicazioni non hanno come controparte i musei, oggi irresponsabilmente strumentalizzati, ma i loro datori di lavoro attuali e futuri".

"Le controparti, cioè, sono innanzitutto l'Ati Opera Laboratori Fiorentini-Giunti, il quale non fornisce i dati per garantire pienamente l'attivazione delle clausole sociali una volta subentrato il nuovo concessionario, e il futuro concessionario stesso, individuato dalla commissione di gara nell'Ati CoopCulture-Electa. Ciò stabilito, non si capisce perché, piuttosto che intavolare una discussione con concessionario uscente ed entrante per garantire sia il riassorbimento dei dipendenti che i vantaggi derivanti da una seria contrattazione integrativa, si continui a evitare il confronto sindacale con gli effettivi datori di lavoro e a strumentalizzare i musei coinvolti, allontanando la prospettiva di garanzie sociali e creando confusione e incertezza ai danni dei lavoratori dei quali si pretenderebbe di rappresentare in questo modo i diritti".

"Le direzioni dei musei coinvolti nella gara - e non solo gli Uffizi - non hanno disconosciuto alcun documento - si legge sempre nella nota - ma rigettato doverosamente delle interpretazioni dello stesso che vorrebbero l'amministrazione agire al di fuori della legge, stabilendo a posteriori criteri di selezione dei vincitori della gara al posto di quelli già inclusi nel bando e previsti dal codice degli appalti. I musei stanno facendo di tutto per garantire che il passaggio di concessionario sia indolore per i lavoratori, ma il concessionario uscente persiste nel non voler fornire i dati per il corretto funzionamento della clausola sociale, mentre la disinformazione messa in atto porta a spostare l'attenzione dell'opinione pubblica dai veri soggetti di questo passaggio critico - sindacati e concessionari come previsto dalla legge – su istituzioni pubbliche impegnate in ogni modo - e nella più grande solitudine - a tentare - si conclude - di assicurare il miglior futuro possibile ai lavoratori”.