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la visita di Funaro e Vicini
Firenze, 26 febbraio 2025. Da circa 120 anni è la vedetta del quartiere: ogni giorno ci passano decine di persone per un saluto, una chiacchiera veloce o una battuta sulla Fiorentina. Il negozio di parrucchiere del piazzale di Porta Romana, da 50 anni gestito dalla famiglia Manetti, ha ricevuto ieri una visita speciale: quella della sindaca Sara Funaro, dell’assessore allo Sviluppo Economico Jacopo Vicini e del presidente del Quartiere 1 Mirco Rufilli. “Qui si offre sì il servizio barba e capelli, ma in fin dei conti la bottega è un luogo di confronto, di conoscenza, direi di socializzazione”, dice Massimiliano Manetti, titolare del negozio che ha “ereditato” dal padre Maurizio. Per aver raggiunto questo traguardo a Manetti è stato consegnato dalla sindaca Funaro e dall’assessore Vicini un riconoscimento, anche grazie al sostegno di Cna Firenze. “Cinquant’anni fa – racconta Manetti - mio padre ha rilevato l’attività dal parrucchiere che a sua volta l’aveva presa in gestione subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma il negozio è aperto dai primi del Novecento, come attestano anche alcune celebri foto del piazzale di Porta Romana. Io sono entrato in bottega a metà anni 80 per imparare il mestiere. Sono orgoglioso di questo riconoscimento e ringrazio la sindaca Funaro, l’assessore Vicini e Cna, l’associazione a cui sono iscritto, e più che al passato voglio pensare al futuro. Vorrei che la mia e nostra storia fosse di stimolo alle nuove generazioni, che spesso purtroppo non sono più interessate a questo tipo di attività artigianali”. “Sì – continua Manetti – perché io mi sento in tutto e per tutto un artigiano: non solo come categoria ma direi culturalmente un artigiano. Lavoro con le mani, ho imparato il mestiere guardando mio padre lavorare e mi piacerebbe insegnarlo. Intendo insegnare non solo come fare un bel taglio, ma anche come tenere aperta un’attività del genere, perché un parrucchiere deve prima di tutto saper ascoltare, senza mai giudicare, e deve capire le persone al volo. Siamo persone di riferimento per la comunità del quartiere, abbiamo una responsabilità anche sociale: non dobbiamo mai dimenticarlo”.
“In questi decenni – racconta il parrucchiere – credo e spero di aver costruito un rapporto di fiducia con molti clienti, tanto che spesso vengono da me intere famiglie, dal nonno al nipote. La fidelizzazione dei clienti è spesso il risultato di un ottimo servizio, di un ascolto attento e di un legame personale che va oltre il semplice taglio”. Chi sono e come sono i fiorentini che si siedono sulla poltrona del parrucchiere Manetti? “Di tutti i tipi, mi verrebbe da dire. Non ci manca la varietà – ride Manetti – che è comunque una ricchezza. Ci sono i benestanti e chi fa fatica a fine mese, ci sono le famiglie e tanti single, ci sono quelli che hanno tanta voglia di fare due chiacchiere e chi dice solo l’essenziale. Qui dentro si conoscono e si confrontano fiorentini che normalmente forse non si rivolgerebbero la parola”. “Se devo notare una differenza che un po’ mi preoccupa – conclude Manetti - è quella generazionale: molti giovani arrivano, si siedono e si mettono fissi al cellulare, senza alcun tipo di dialogo. A me non dà noia, figuriamoci, ma mi sembra di capire che non lo facciano soltanto qui. Anch’io chatto e spippolo tanto sul cellulare e non sono un nostalgico, ma il confronto faccia a faccia resta a mio giudizio una palestra di vita insostituibile”.