Firenze, molotov al consolato Usa. Il 21enne: “Sono stato io, nessun complice”

Il giovane ha ammesso di aver compiuto l'azione contro la sede diplomatica statunitense, spiegando di aver agito da solo

Il giovane quando viene portato via nell'auto dei carabinieri

Il giovane quando viene portato via nell'auto dei carabinieri

Firenze, 7 febbraio 2024 – Dani Hakam Taleb Moh'd, il 21enne fiorentino fermato per le molovov lanciate contro il consolato Usa di Firenze, ha ammesso di aver compiuto l'azione contro la sede diplomatica statunitense, spiegando di aver agito da solo, senza l'aiuto di complici.

Il giovane - fermato sabato scorso con l'accusa di atti di terrorismo e porto delle due molotov, lanciate la notte tra il 31 gennaio e il 1 febbraio -, ha risposto alle domande del gip di Firenze Antonio Pezzuti stamani in occasione dell'udienza di convalida. Il giudice, alla fine dell'udienza ha convalidato il fermo ordinato dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dal sostituto antimafia Lorenzo Gestri e disposto la misura cautelare in carcere per l'indagato. 

Dani Hakam Taleb Moh'd resta in carcere per il rischio che possa fuggire e che possa reiterare il reato. Pur essendo nato a Firenze, ritiene, il 21enne ha la cittadinanza giordana e un permesso di soggiorno che scade a dicembre. Non è escluso, è scritto nell'ordinanza, che «vistosi scoperto, possa decidere di aderire a movimenti islamici radicali, dandosi alla latitanza o addirittura arruolandosi in formazioni paramilitari».

Allo stato, precisa anche il gip, «deve ritenersi che l'azione dell'indagato non sia stata commessa senza il concorso, anche morale di altre persone o di organizzazioni che sicuramente presterebbero al medesimo appoggio e assistenza in caso di latitanza o anche di espatrio».

Inoltre, nonostante il giovane viva e lavori in Italia, il gip ritiene necessario tener conto della «fortissima determinazione criminosa manifestata con i suoi gesti e principalmente con le sue rivendicazioni». Il pericolo poi che possa commettere altri reati si desume dalle «specifiche modalità e circostanze» dell'attacco al consolato. Il giovane avrebbe utilizzato, secondo il tribunale, due bottiglie incendiarie per «conferire al suo gesto un particolare valore simbolico che non sarebbe stato raggiunto dalla esplosione di una sola».

L'indagato avrebbe «programmato attentamente la sua azione criminosa alloggiando nei pressi del consolato già qualche giorno prima dell'attentato». Avrebbe lanciato le due molotov in pieno centro cittadino, di notte, in una zona aperta al traffico di pedoni e autovetture. Poi avrebbe «inviato ben tre diverse rivendicazioni per assicurarsi una diffusione delle stesse».

«È lo stesso Dani - aggiunge il gip - a spiegare nelle sue rivendicazioni che è intenzione sua e dei suoi sodali commettere altre 49 operazioni contro obiettivi sionisti in Italia e che l'attacco al consolato è stato solo un 'avvertimento’», indicando infine anche «una lista dei primi 50 obiettivi in Italia da colpire». Ancora si rileva che l'indagato «è l'amministratore del canale Telegram 'The Whole World is Hamas' chiaramente inneggiante alla lotta armata».