Firenze, 25 gennaio 2025 – Con coccarde ben visibili sulle toghe e la Costituzione stretta tra le mani, i magistrati della Toscana hanno deciso di manifestare il loro dissenso durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2025, opponendosi alla nuova riforma della giustizia proposta dal governo.
Protesta organizzata dall'Anm
Organizzata dall'Associazione Nazionale Magistrati (Anm), la protesta prevedeva anche l'abbandono dell'aula al momento dell'intervento del rappresentante governativo. Alessandro Ghelardini, presidente della sezione toscana dell'Anm, ha espresso chiaramente il motivo del gesto: "Si tratta di un'iniziativa che prende posizione contro un disegno di riforma costituzionale che non riteniamo condivisibile. Essa è infatti superflua per noi magistrati e dannosa per la popolazione. Le vere emergenze della giustizia italiana sono piuttosto altre: la lunghezza dei procedimenti giudiziari".
Ghelardini ha anche sottolineato come la riforma non cambierà nulla della situazione attuale, sostenendo che "si vuole modificare l'assetto ordinamentale perché si dice esserci un deficit di imparzialità dei giudici al momento. Tuttavia, l'evidenza, anche recente, dimostra che l'attuale configurazione della magistratura possiede già la capacità di valutare le istanze dei pubblici ministeri con piena indipendenza e neutralità. Condividendo lo stesso percorso professionale, questi magistrati operano in condizioni equivalenti alle nostre. L'urgenza di intervenire sull'ordinamento giudiziario attraverso una separazione che noi reputiamo dannosa per l'interesse dei cittadini non può essere una priorità".
L'opinione del presidente della Corte d'appello
Applausi calorosi e una standing ovation hanno accompagnato l'intervento del presidente della Corte d'appello di Firenze, Alessandro Nencini, durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Nel suo discorso, Nencini ha fatto luce sulla riforma della giustizia. "La separazione delle carriere", ha affermato Nencini, "è un mero diversivo, un tentativo di ridisegnare l'ordine costituzionale. L'obiettivo reale è segmentare il consiglio superiore della magistratura e minimizzare l'autonomia della magistratura stessa".
Nencini ha inoltre avvertito del rischio di creare una distanza culturale tra i pubblici ministeri, i quali potrebbero avvicinarsi all'amministrazione e all'esecutivo, lasciando i giudici più vulnerabili e isolati dalle pressioni esterne. Questo "rischia di trasformarli in burocrati più orientati ai risultati aziendali che alla tutela dei diritti dei cittadini". Secondo il presidente, la questione della separazione delle carriere non coinvolge solo i 9400 magistrati al servizio dello Stato, ma l'intera collettività, prospettando un nuovo scenario istituzionale che potrebbe ridurre la costituzione a un "simulacro vuoto".