REDAZIONE FIRENZE

Fisioterapia, attesa lunga: "Due mesi per le urgenze"

La Cisl denuncia: "In Mugello situazione difficile per l’aumento di richieste. Le cure per i problemi cronici in pratica non vengono più effettuate".

Fisioterapia in una immagine d’archivio

Fisioterapia in una immagine d’archivio

"Mi sono rotto una gamba e vorrei fissare un ciclo di fisioterapia". Risposta: "Ci vediamo tra due mesi". La sanità soffre per le liste d’attesa troppo lunghe e anche in Mugello le difficoltà non mancano. Non solo per gli esami diagnostici, ma anche per le cure fisioterapiche. Il tema è ora sollevato dalla Cisl Sanità Mugello, con Giacomo Saracini, responsabile dei tecnici e Andrea Ferrini, coordinatore regionale. Rompersi una tibia, o essere affetto da sclerosi multipla o da Sla, e dover aspettare due mesi per ricorrere alle cure fisioterapiche, è decisamente troppo.

In Mugello il centro di fisioterapia Usl è a Borgo San Lorenzo, in piazza Martin Luther King, poi ci sono ambulatori anche a Firenzuola e a Barberino. A Borgo San Lorenzo c’è la maggiore pressione perché ci fanno capo diversi comuni, da Londa e San Godenzo, da Dicomano a Vicchio e a Scarperia e San Piero, da Marradi e Palazzuolo.

"Funziona così per la presa in carico dei pazienti – spiega Saracini – Per primi vengono quelli in continuità terapeutica, inviati dagli ospedali. In questi casi si dovrebbe entrare entro 7 giorni e invece siamo a 12-14 giorni. Poi ci sono tre tipi di priorità: le urgenze con codici rossi, le sub-acute con codici gialli e le croniche, codice verde. Per le malattie croniche lasciamo perdere, siamo indietro di anni, in pratica le cure non vengono più effettuate: le urgenze hanno un tempo di attesa di due mesi, le sub-acute arrivano a tre".

Le cause? Non tanto i posti vacanti ("Siamo 19 fisioterapisti, ne manca solo uno più il responsabile", dice Saracini), quanto la crescita delle richieste dei servizi. In pratica il personale resta lo stesso, ma sono aumentati, e di molto, gli interventi da fare. All’inizio le continuità terapeutiche erano contingentate, ora ne arrivano, nuove, quasi cinquanta al mese. E questo toglie spazi e tempi a tutto il resto, urgenze comprese". C’è poi un altro problema: parte degli appuntamenti passano dal Cup e accade che un paziente di Figline finisca a far terapia a Firenzuola, e uno di Firenzuola a Tavarnelle. Poi magari quel paziente rinuncia, ma il posto, per un po’, resta vuoto. "Occorre un tipo diverso di organizzazione e di riserva dei posti per i pazienti più vicini", nota Ferrini.

Paolo Guidotti