Firenze, 6 ottobre 2024 – Fiumi di droga dalla Spagna, la nazione da cui avrebbero importato hashish e marijuana, anche durante il lockdown Covid. Carichi di stupefacenti destinati alla Lombardia, all’Emilia-Romagna, alla Toscana, con particolare attenzione alle piazze di Firenze. Ora il tribunale ha condannato 11 “insospettabili“, con pene fino a 9 anni. Tra loro anche un commercialista fiorentino.
Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti e autoriciclaggio e indebita percezione di erogazioni pubbliche.
Sono tutti italiani tranne un rumeno. Le condanne sono state decise con processo in rito abbreviato con pene comprese da 10 mesi a 9 anni e 2 mesi.
Il gip Gianluca Mancuso ha disposto inoltre la confisca di un immobile, già sequestrato dalla guardia di finanza nel corso delle indagini, e di 446.000 euro presunto profitto dello spaccio di stupefacenti. L’inchiesta era partita nel gennaio 2021 quando il Gico di Firenze sequestrò a Bologna di 6 chili di stupefacenti. Nel 2023, sono state eseguite diverse misure cautelari.
La banda, hanno ricostruito le indagini coordinate dal pm Christine Von Borries, si riforniva di droga in Spagna. Hashish e marijuana venivano poi stoccati e divisi in panetti in quattro appartamenti a Firenze, in attesa di essere venduti. Il promotore dell’organizzazione, per l’accusa, era Andrea Capitani, 37 anni (condannato a 9 anni e 2 mesi), mentre un complice da Barcellona e tuttora ricercato, reperiva marijuana e hashish che arrivava in Italia a bordo di Tir. I proventi sarebbero stati reimpiegati attraverso il commercialista Raffaello Martini, 59 anni, il quale, sotto il falso nome di Jason Crumlin con cui operava anche all’estero, avrebbe stipulato i contratti di affitto di due immobili a Firenze da utilizzare come depositi della droga, e avrebbe anche riciclato parte dei proventi.
Lo stesso commercialista avrebbe assunto, per finta, in una propria società un complice della banda, Simone Poggesi, fiorentino di 38 anni, retribuendolo con gli incassi dello spaccio ma si sarebbe adoperato, dopo averlo licenziato, per fargli ottenere, tra giugno 2019 e aprile 2022, la cassa integrazione da cui avrebbe percepito in tutto 58.242 euro. I due sono stati condannati per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio e anche per autoriciclaggio e indebita percezione di erogazioni pubbliche, questo reato a causa della Cig. Il commercialista è stato condannato a 8 anni mentre Poggesi, che è ritenuto il gestore dei depositi della droga in città, a 6 anni e 2 mesi.