EMANUELE BALDI
Cronaca

Flachi, quel ragazzo che giocava bene: “Gol e fama: tutto troppo presto. Poi gli sbagli, ma sono rinato”

Dall’esordio al fianco di Batistuta al matrimonio con la Samp fino alla squalifica per doping. La parabola del talento dell’Isolotto: “Nella vita si cade però c’è sempre il modo di rialzarsi”

Francesco Flachi

Francesco Flachi

Firenze, 15 dicembre 2024 – In verità c’era stato un altro ragazzo prima di lui. E quello là – Antognoni – guardava direttamente le stelle. Con l’arguta e benevola prudenza i fiorentini si limitarono allora a dire che quel pischello con i capelli ingellati – rotolato nel prato verde direttamente dai gradoni della Fiesole con una gragnola di gol nel passaportino di baby talento dell’Isolotto – giocava bene. E allora ok, ’Il ragazzo gioca bene’, Così lo accarezzò la curva nel 1994. Ma un coro simile, tarato sulla consueta severità del popolo viola, era già una sentenza.

Francesco Flachi
Francesco Flachi

Francesco Flachi era forte davvero. Fortissimo. L’alba di un genio scombussolato, fiabesco e dannato, capace di inciampi epici, la maxi squalifica per uso di cocaina, e rinascite strepitose.  Oggi il ’ragazzo’ ha 49 anni e, dopo aver fatto la storia a Genova, sponda Samp, restando cucito sotto la pelle del popolo viola, si guarda indietro con sorriso guascone. Ma soprattutto guarda finalmente avanti.

Flachi come sta?

“Bene, grazie. Sto andando a vedere Sampdoria-Spezia”.

Già, ora lei vive in Liguria. Cos’ha Genova che manca a Firenze?

“Beh, sono due realtà assolutamente non paragonabili. Io amo Firenze, ci torno ogni settimana”.

Ma?

“Ma qui in Liguria sono ancora coccolato, sento l’affetto della gente per strada. E questo mi fa sentire vivo”.

Suo figlio gioca nella Fiorentina under 18. Si rivede in lui?

“Tommaso è bravissimo, tecnicamente è anche più forte di quanto non lo fossi io. Ma deve crescere, farsi più furbo, malizioso. Alle volte sembra quasi che il pallone rincorra lui e non il contrario (ride ndr)”.

E lei com’era invece alla sua età?

“Io non volevo mai perdere per una semplice ragione: venivo dalla strada”

Un altro mondo?

“La strada ti fa crescere, ti insegna la vita”.

I ragazzi di oggi sono diversi?

“La mia generazione era un’altra cosa. Oggi mi sembrano tutti uguali, anche nel modo in cui parlano e si comportano. Ma in questo modo fermano la loro crescita”.

In molti all’inizio l’hanno accostata anche a Baggio. Ha mai pensato di poter diventare il più grande in Italia?

“No, no. Oddio, forse se lo avessi pensato per me sarebbe stato meglio (ride ancora, ndr)”.

Ci spieghi.

“A un certo punto ho avuto tutto e subito. In quindici giorni sono passato dal salire i gradoni della Fiesole a salire quelli che portavano in campo. Non ho avuto modo di fermarmi, di capire bene”.

Chi era il suo miglior amico in quella squadra?

“Ma guardi, ero il ’coccolino’ di tutti. Era una grande squadra, fatta di giocatori esperti. E i campioni una volta erano un modello vero, ti instradavano. Da loro capivi come reagire davanti ai momenti belli e a quelli brutti. Ma se proprio devo dire un nome...”.

Ce lo dica.

“Baiano. Ciccio è stato il mio maestro”.

E il suo maestro fuori dal campo?

“Mister Walter Novellino. Mi è sempre stato vicino, anche fuori dal calcio quando ho dovuto smettere”.

Intende dire che qualcuno l’ha delusa?

“No, assolutamente no. Questo deve essere chiaro: io i problemi me li sono sempre cercati da solo, non è stata colpa di nessuno”.

La sua famiglia è stata importante?

“La famiglia è tutto: non ti abbandona mai e io ho avuto la fortuna di avere dei genitori straordinari. Anche il mio babbo – che magari me lo diceva giustamente che ero una testa di c... – è stato sempre al mio fianco. A volte mi vergognavo per loro, ma nessuno mi ha mai lasciato solo. Così ho imparato una cosa importantissima”.

Cosa?

“Che nella vita puoi perdere tanto ma poi c’è sempre il modo di rimediare e rialzarsi”.

Oltre a Tommaso lei ha anche una figlia, giusto?

“Benedetta. È piccola ma ha un’intelligenza incredibile. Magari avessi avuto la sua testa...”.

Vede talenti in giro?

“Pochini. Pochini...”

C’è un altro Flachi?

“Gudmundsson un po’ mi ricorda, forse anche Raspadori”.

Il calciatore più forte con il quale ha giocato?

“Batistuta, senza dubbio. Era esplosivo, una macchina da guerra. Mai paura di nessuno. E poi c’è Eddy...”

Prego.

“Edmundo. Tecnicamente clamoroso”.

Senta, ha una canzone preferita?

“Sono rimasto fedele ai Litfiba”

E un film simbolo?

“’Le riserve’ con Gene Hackman. Una pellicola che regala grandi emozioni e racconta come la forza di un gruppo unito alla fine sia alla base di tutto”.