REDAZIONE FIRENZE

Fondazione Open: assoluzione totale per Renzi e altri nell'inchiesta sul finanziamento illecito

Tutti assolti nell'inchiesta sulla Fondazione Open, che coinvolgeva Renzi e altri per finanziamento illecito e corruzione.

Tutti assolti nell'inchiesta sulla Fondazione Open, che coinvolgeva Renzi e altri per finanziamento illecito e corruzione.

Tutti assolti nell'inchiesta sulla Fondazione Open, che coinvolgeva Renzi e altri per finanziamento illecito e corruzione.

di Stefano BrogioniFIRENZE

Per anni, dire Fondazione Open significava dire “Leopolda“, la convention che ha accompagnato l’ascesa politica di Matteo Renzi, da sindaco di Firenze, a segretario del Pd, a Presidente del Consiglio. Poi, da una mattina del settembre del 2019, un blitz nello studio dell’avvocato Alberto Bianchi, che della Fondazione è stato più che il presidente, mise sotto accusa i milioni raccolti da finanziatori e sostenitori di Renzi.

Per la procura, Open aveva eluso la legge sul finanziamento alla politica, e aveva sostenuto illecitamente la corrente renziana del Pd. Poi, spulciando fra le memorie di Bianchi, nelle chat degli sponsor carpite dai telefonini sequestrati, e pure nelle conversazioni dei fedelissimi del Giglio Magico, come Marco Carrai, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, la procura aveva allargato l’inchiesta fino ad alcune ipotesi di corruzione, e altro ancora. Ma ieri, al termine di una lunghissima udienza preliminare che si è celebrata più fuori dall’aula del palazzo di giustizia di Firenze, che dentro, l’inchiesta Open si è sbriciolata. "Tutti assolti per tutto": scene da stadio tra i legali dopo aver ascoltato il contenuto del breve dispositivo letto dal giudice Sara Farini. "Gli elementi acquisti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna", la formula, rispettosa della riforma Cartabia, usata dal gup. Il pm, Luca Turco, aveva chiesto il rinvio a giudizio di undici imputati e quattro società. Il verdetto potrà essere impugnato. Non da Turco, che tra qualche giorno andrà in pensione. Eppure, l’inchiesta Open a un certo punto era quasi diventata una questione personale tra il politico e il pm, titolare anche dei fascicoli sui genitori e sul cognato di Renzi: sentenze della Cassazione, decisioni della Consulta, voti del Parlamento, denunce alla magistratura e al Csm, bordate davanti alle telecamere hanno accompagnato mesi di braccio di ferro. Fino all’epilogo. Anche se alla vigilia regnava un certo ottimismo - quanto meno in ordine alle accuse del presunto finanziamento illecito ai partiti -, ieri mattina nessuno degli imputati era nell’aula 28 al momento della lettura della sentenza.

Per loro, hanno parlato gli avvocati. "Il giudice ha celebrato le esequie di un processo nato morto", ha commentato Federico Bagattini, il legale di Matteo. "La morte di questo processo - ha aggiunto - era stata certificata già 3 anni fa allorquando la Cassazione per tre volte aveva detto che nessun reato, neppure era ipotizzabile quindi il sequestro doveva essere annullato con la distruzione di tutte le copie eventualmente realizzate". "Abbiamo ottenuto un importantissimo risultato - ha aggiunto l’avvocato Nino D’Avirro, difensore di Bianchi -, abbiamo registrato una vittoria netta, su tutti i fronti, perché il nostro assistito è stato prosciolto da tutte le contestazioni: finanziamento illecito ai partiti, corruzione, fatture false e traffico di influenze". Anche l’imprenditore Alfonso Toto era accusato di corruzione: "Toto vede riconosciuta la piena correttezza del proprio operato ed esce a testa altissima da questo procedimento pur dopo anni di gravosa sofferenza", ha detto il suo difensore, Vittorio Manes. "Con grande gioia è stata accolta la sentenza che ha prosciolto Maria Elena Boschi da ogni accusa. Una pronuncia che arriva all’esito di un processo che ci ha impegnato costantemente per quasi cinque anni. Non abbiamo mai smesso di credere nella giustizia, consapevoli della totale innocenza ed estraneità dalle contestazioni", ha dichiarato l’avvocato Lorenzo Pellegrini. "Sono molto felice per Marco Carrai - ha detto il suo legale, Filippo Cei -. La giudice ha dimostrato grande attenzione nel gestire una lunga udienza preliminare".

"Il giudice ha preso atto dell’insussistenza degli elementi a sostegno dell’accusa e dell’infondatezza delle notizie di reato - l’analisi dell’avvocato Filippo Bellagamba, difensore di Patrizio Donnini -. Certo, pensare a un’assoluzione così completa di tutti gli imputati per tutte le imputazioni non era facile immaginarlo, quindi è una grande soddisfazione per la difesa".