
Salvatore Calleri, Roberto Sbenaglia e Simone Gianfaldoni
Firenze, 6 marzo 2025 – A Firenze il crimine cambia volto a seconda del quartiere, almeno stando a quanto sostiene la Fondazione Capponnetto. Negli ultimi sei mesi sono stati censiti 639 episodi di microcriminalità di strada: spaccate ai danni di negozi e automobili, borseggi, aggressioni, risse. Un allarme in tal senso era arrivato anche dall’inaugurazione dell’anno giudiziario che aveva stimato in 18mila i reati predatori commessi in un anno.
L’associazione ha ricavato la mappa dei reati basandosi su fonti aperte, ovvero segnalazioni dei cittadini e notizie di stampa. Un’analisi che può però aiutare a orientarsi sul fenomeno ma che non tiene conto dei casi non segnalati oppure denunciati solo alle forze dell’ordine.
Il Quartiere 1, cuore pulsante della città, registra il numero più elevato di reati: ben 418. Le spaccate rappresentano il fenomeno più diffuso con 270 episodi, seguiti da 37 tra rapine e aggressioni, 17 risse e 6 accoltellamenti. Una concentrazione di criminalità che trova spiegazione nella forte presenza turistica e commerciale.
Subito dopo il Quartiere 5 (Rifredi, Novoli, Peretola) con 75 episodi segnalati: 17 spaccate, 15 tra rapine e aggressioni, 10 ferimenti. A seguire il Quartiere 2 (Campo di Marte), dove si registrano 70 reati, con una netta prevalenza di spaccate (44 episodi), seguite da 9 episodi di fuochi e 4 tra rapine e aggressioni. Anche il Quartiere 4 (Isolotto, Legnaia) presenta numeri simili, con 68 episodi complessivi: 45 spaccate, 10 tra aggressioni e rapine, 5 casi di fuochi d’artificio.
Il Quartiere 3 (Gavinana, Galluzzo) è invece l’area più sicura, con appena 8 episodi registrati: 2 spaccate, 3 episodi di fuochi e altrettanti reati minori. «Abbiamo deciso di raccogliere le segnalazioni per realizzare una mappa della criminalità di strada» sottolinea il presidente della Fondazione Salvatore Calleri.
Che aggiunge: «Stiamo registrando un aumento delle segnalazioni di persone armate di coltelli e mannaie un fenomeno in espansione legato alla presenza di baby gang».
Per contrastare il fenomeno, secondo il presidente della Fondazione Caponnetto, è necessaria una strategia che unisca sicurezza e prevenzione sociale: «Non bastano i controlli, servono presidi mirati e interventi per affrontare il disagio giovanile. Bisogna coinvolgere gli operatori di strada e promuovere un’azione integrata che punti a disinnescare le cause di questa microcriminalità prima che degeneri».