REDAZIONE FIRENZE

Fonti rinnovabili, a parole sono tutti d’accordo. Ma a dividere è dove realizzare gli impianti

L’assessora Monni incassa il sì degli ingegneri, però la coalizione Tess pone il problema delle speculazioni

Stefano Corsi (Ordine Ingegneri)

Stefano Corsi (Ordine Ingegneri)

di Lisa CiardiFIRENZEIn attesa della discussione della legge in Consiglio regionale, prosegue il dibattito sulle aree idonee all’installazione di impianti da fonti rinnovabili. In base alle direttive europee, infatti, anche la Toscana deve incrementare il peso dell’energia "green", arrivando entro il 2030 a una potenza installata di 4,2 GW in più rispetto al 2020, ovvero a 6,6 GW contro 2,4. Questo benché la regione sia più avanti di altre: nel 2021 (Rapporto Legambiente 2023 "Comuni rinnovabili") la produzione annua da fonti rinnovabili è stata di 8.532 GWh, pari al 51% del totale del totale regionale (il dato nazionale è del 31%), grazie al peso determinante della geotermia (33%). Ma se tutti si dichiarano d’accordo sulle rinnovabili, a dividere è dove e come realizzare gli impianti. Così, se i comitati chiedono di tutelare i territori (l’Appennino in primis), diversi sindaci sollecitano più poteri per i Comuni, mentre l’Ordine degli Ingegneri di Firenze raccomanda uniformità e chiarezza. Sul fronte dei critici, ecco Tess (Transizione energetica senza speculazione), coalizione interregionale tra associazioni e comitati della Toscana e delle Regioni limitrofe.

"Con questo disegno di legge – scrivono - la Toscana, anziché confermarsi come modello relativamente positivo in tema di tutela dell’equilibrio tra natura e sviluppo antropico, diverrebbe un catalizzatore delle speculazioni che vedrebbe ben presto stravolto il proprio paesaggio, con distese di pannelli fotovoltaici nei campi ed enormi pale eoliche nelle colline e negli Appennini. Questo disegno di legge favorisce le società energetiche a scapito della collettività e dell’ambiente, contrastando la normativa europea sul ripristino della Natura. La coalizione Tess non è contraria alla transizione energetica. Ma si deve fare con criterio, utilizzando le aree già disponibili che permettono ampiamente di raggiungere gli obiettivi imposti dall’Unione Europea. Le ditte proponenti devono rivolgere i progetti in aree già edificate, come capannoni industriali, parcheggi, aree abbandonate e degradate, arterie autostradali e ferroviarie". A mostrare soddisfazione per le parole espresse nei giorni scorsi dal coordinatore della Commissione ambiente ed energia dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze, Stefano Corsi, è invece l’assessora regionale all’ambiente Monia Monni.

"Fa piacere – ha detto - leggere parole di apprezzamento da una fonte così autorevole. Condivido la riflessione degli ingegneri: servono chiarezza nelle norme e un quadro di riferimento stabile. Ad esempio, il ruolo di rideterminazione delle aree idonee assegnato ai Comuni sugli impianti fotovoltaici e agrivoltaici deve tenere conto della necessità di rispettare l’obiettivo assegnatoci a livello nazionale: +4,2 GW al 2030. I Comuni potranno meglio definire le aree idonee, mentre le non idonee sono state individuate dalla Regione e non potranno essere oggetto di ridefinizione. La legge toscana, in ossequio al principio di sussidiarietà, concretizza una modalità di governo multilivello, che ci consentirà di costruire un percorso di conversione energetica coerente col territorio, il settore agricolo e i valori paesaggistici unici che la nostra regione esprime, limitando al massimo dannose speculazioni".