BARBARA BERTI
Cronaca

Formidabili quegli anni: "Da Piero Pelù al Tenax i miei Ottanta a Firenze. Quel tempo ritornerà"

Bruno Casini, primo manager dei Litfiba e anima del Banana Moon: "I ragazzi di allora sono ancora in pista con progetti e idee. Ma ora restituiamo spazi fisici per creare alle nuove generazioni".

Formidabili quegli anni: "Da Piero Pelù al Tenax i miei Ottanta a Firenze. Quel tempo ritornerà"

Bruno Casini, primo manager dei Litfiba e anima del Banana Moon: "I ragazzi di allora sono ancora in pista con progetti e idee. Ma ora restituiamo spazi fisici per creare alle nuove generazioni".

"I ragazzi degli anni Ottanta? No, non sono una generazione perduta, sono work in progress. Hanno ancora molte cose da dire, fare e progettare".

È il pensiero di Bruno Casini, che la Firenze degli anni 70-80 l’ha vissuta in pieno: è stato il primo manager dei Litfiba, anima dello storico Banana Moon, tra i fondatori della rivista ‘Westuff’, ha diretto per oltre un decennio l’Independent Music Meeting di Firenze e ancora oggi si occupa di comunicazione e promozione culturale.

Come sono stati gli anni Ottanta?

"Un periodo eclettico per Firenze, sia a livello nazionale sia internazionale. C’era un universo creativo che fece innamorare anche Pier Vittorio Tondelli, che considerava Firenze la città più internazionale d’Italia, una capitale europea al pari di Barcellona, Parigi, Londra e Berlino".

Cosa è rimasto della New Wave fiorentina?

"Tanto. Molti artisti dell’epoca sono ancora in pieno fermento, vedi Piero Pelù. Resistono i Pankow, la ‘Contempo Records Firenze’ ha da poco lanciato gli Spleen, il giovane gruppo rock fiorentino, tre liceali appena diplomati. E poi anche nel mondo del teatro, del design e della moda si continua alacremente a lavorare. Non è giusto parlare di amarcord, ma di una scena creativa che crea nella maturità".

Ci spiega meglio?

"Sono convinto che Firenze abbia le potenzialità per tornare alla vivacità artistico-culturale degli anni Ottanta ma non rimuginando sul passato quanto guardando al futuro e puntando sulle disponibilità che abbiamo oggi. Raccontiamo quel periodo ma guardiamo avanti. Le giovani generazioni sono affascinate da quel mondo che continua a pulsare ancora oggi".

Come si potrebbe fare?

"Le nuove generazioni hanno bisogno di formazione culturale, portiamola – o meglio riportiamola – nell’intrattenimento notturno. Il Tenax, l’ex Manila di Campi e anche al ‘mio’ vecchio Casablanca all’Sms di Rifredi erano locali da ballo dove si proponevano attività, progetti formativi culturali. Oggi le Case del popolo non hanno più quel ruolo creativo che invece andrebbe riproposto. Servono centri per i giovani che altrimenti stanno tutto il giorno ad annoiarsi sulle panchine ai giardini o si ‘organizzano’ in baby gang. A noi le 24 ore del giorno non bastavano mai, eravamo analogici ma determinati. I giovani d’oggi hanno bisogno di punti di riferimento, di luoghi dove socializzare, sperimentare, suonare. A mio avviso le istituzioni dovrebbero pensare seriamente a promuovere spazi alternativi per le nuove generazioni e coinvolgerli in progetti artistici e culturali".

E raccontare loro l’essenza degli anni Ottanta?

"Sì. E’ per questo che attraverso l’associazione Hottanta Remix stiamo cercando di mettere in piedi un archivio dedicato agli anni Ottanta fiorentini, la migliore maniera per rispondere alle tante richieste da tutta Italia e dall’estero rispetto a notizie e materiali su quel periodo. E’ un progetto di memoria: raccontate la città per rilanciarla".

Altri progetti in ponte?

"Sto lavorando come co-autore al documentario del regista Stefano Pistolini sul racconto della Firenze nel periodo ‘70-’80. Al momento il titolo provvisorio è ‘Uscivamo molto la notte’. Anche in questo caso il messaggio che vogliamo trasmettere è chiaro: sfruttiamo il ‘rinascimento rock’ per il futuro della città".