Firenze, 9 ottobre 2023 – Cinque anni dopo la sentenza definitiva contro Rodolfo Fiesoli e i suoi fedelissimi, la Regione Toscana chiede i danni al Forteto: ammonta a cinque milioni di euro, secondo il calcolo dei legali, il «danno d’immagine» patito dall’ente per le condotte, accertate in maniera irrevocabile dalla giustizia, di nove condannati per abusi sessuali su minori e maltrattamenti: Rodolfo Fiesoli, Francesco Bacci, Maria Angela Bocchino, Mariella Consorti, Marida Giorgi, Luigi Serpi, Daniela e Maria Francesca Tardani, Elena Maria Tempestini e Mauro Vannucchi.
Il ricorso, firmato dall’avvocatura regionale, è stato depositato nei giorni scorsi. Oltre ai cinque milioni di risarcimento, la Regione Toscana chiede indietro anche circa 50mila euro di contributi erogati, tra il 2004 e il 2010, per progetti e iniziative di quello che sembrava un modello educativo e invece si è rivelato uno dei più grossi scandali mai avvenuti nel nostro territorio.
Nei mesi scorsi, l’associazione vittime del Forteto, presieduta da Sergio Pietracito, aveva segnalato alla Corte dei Conti che la Regione, seppur riconosciuta nelle sentenze penali quale soggetto titolato ad rifarsi sugli imputati, non aveva mai esercitato tale diritto.
«Azione tardiva e incompleta», si lamenta Pietracito, rappresentato dall’avvocato Giovanni Marchese, «laddove non vengono indicati fra i responsabili i signori Silvano Montorsi, Stefano Paolo Pezzati e Elisabetta Sassi senza contare che non vengono richieste le spese legali regolarmente quantificate nei vari gradi di giudizio». Dai tempi dei processi a oggi, è deceduto un altro dei possibili «aggredibili»: Luigi Goffredi, il braccio destro di Fiesoli nonché «ideologo» della comunità che accoglieva minori in situazioni difficili su disposizione del tribunale.
Ma incassare, per la Regione, non sarà semplicissimo. Al processo, nessun ente citò la cooperativa, soggetto economico dalle spalle più larghe, come responsabile civile. E ora, i patrimoni dei singoli soggetti non è detto che riescano a coprire quella somma.
E’ stato vittima di Rodolfo Fiesoli e del sistema che, dentro e intorno alle comunità di Vicchio, si era creato. Da protagonista, suo malgrado, di denunce e processi, oggi si batte affinché un cortocircuito come quello del Forteto, non bruci altre vite. Per questo Giuseppe Aversa ha fondato il "Comitato minori abbandonati dallo Stato", di cui è anche il portavoce.
"Il comitato nasce con l’obbiettivo di informare e sensibilizzare la società e gli operatori dell’ambito minorile affinché storie come quella del Forteto non si ripetano", dice Aversa.
Un incubo lungo 12 anni. Era un bambino quando il tribunale dei minori lo affidò a una coppia del Forteto. A fianco del “profeta“ Fiesoli e dei suoi pretoriani ha passato l’adolescenza. Poi, nel 2009, ha denunciato abusi sessuali e deliri, squarciando per primo quel velo di silenzio e complicità che ha permesso anni a anni di maltrattamenti a decine di ragazzi. "Il Forteto è stata una parentesi di vita che avrei preferito che non ci fosse", racconta voltandosi per un attimo all’indietro.
"Il Comitato è formato da tutti ex minori abbandonati dallo Stato al Forteto di varie generazioni con un’età dei suoi membri che varia dai 20 fino ai 50 anni". Incontri, convegni, riflessioni. L’attività di Aversa è stata riconosciuta anche dal sindaco Nardella, che gli ha consegnato il Fiorino d’Oro.
Ma il Comitato va avanti con l’idea di cambiare anche le leggi in materia di minori. "Ragazzi come me - prosegue - sono stati abbandonati dallo Stato, presi e messi lì, con le nostre situazione problematiche, e consegnati in mano a persone senza competenze, senza istruzione, in assenza di figure professionali. Eravamo in mano a contadini con carta bianca sulla nostra educazione e sulla progettazione del nostro futuro. Com’è stata permessa questa negligenza? Il sistema minorile va riformato e rivisto, con l’inserimento di nuove figure di controllo a tutela dei minori o prendere spunto dal nord Europa, dove esiste l’avvocato del minore d’ufficio. Da rivedere anche la mentalità degli operatori, oggi molti non sono pronti e con i loro comportamenti sono i primi a effettuare quello che io chiamo il ’maltrattamento istituzionale’".
Aversa è stato una figura cruciale anche nella ricostruzione fatta dal podcast “L’isola che non c’era, la favola nera del Forteto”, realizzato da Edoardo Orlandi e Marco Maisano. "Cercare di comprendere cosa è stato il Forteto significa rispondere alla domanda “perché al Forteto è stato permesso di fare ciò che ha fatto?” - dice Orlandi -. La risposta a questa domanda dovrà servire ad evitare che di “Forteto” non ce ne siano più".
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