Gurrieri
La poesia è acqua di sorgente. Sgorga e cresce dove la natura si apre alla vita. Così abbiamo due recenti zampilli d’acqua pura e fresca dalla serena creatività di due nostri bravi operatori culturali, sempre più apprezzati nella nostra area e non solo. Si tratta di Gabriele Ametrano e di Michele Brancale, i quali ci hanno appena regalato due volumi di liriche di grande sensibilità: “Nessun porto terrà lontana la tempesta” (Clichy) è la silloge pubblicata da Ametrano, conduttore della fortunata “Città dei lettori“, che raccoglie versi che si insinuano nella vita, che "sospendono il tempo senza tempo nella sua vulnerabilità, che è tutta umana (…). Poesie – secondo Simone Innocenti (primo prefatore) – che sono la decalcomania di un essere umano. Anzi: sono il calco di un mistero. Profondo e oscuro, e bello". Vera Gheno (seconda prefatrice) ci introduce poi ai versi più sensibili e sofferti, quali “Amavo te senza me stesso / colpevole di amare / senza neanche essere di luce / il riverbero”. Di Michele Brancale c’è questa bella e singolare edizione pubblicata a New York, cui non è estraneo il comune amico Luigi Fontanella (Columbia University/Gradiva Publications) prefato da Plinio Perilli e tradotto da Irene Marchegiani. Il volume raccoglie vecchie liriche come “La fontana di acciaio” (2007), “Salmi metropolitani” (2009), “L’apocrifo nel baule” (2019) e inediti come “Ad Aldo Moro”, “Frammenti di cose ordinarie”. Un volume dove trovano posto i temi visitati negli anni da Brancale, e su tutti, la fiducia nelle possibilità di risposta degli esseri umani alle ferite della storia. “The Singing of Thing’s”, questo il titolo della raccolta "ci regala – così scrive il Perilli nel suo saluto all’autore – la cara sorpresa degli inediti, impegnati e misurati, luminosi e consci di tutto: le ombre che ci impaludano, una scricchiolante librata cognizione del dolore".