
L'indagine è stata condotta dalla Guardia di finanza di Varese
Firenze, 11 novembre 2016 - Sono quattro le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Firenze Erminia Bagnoli nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla guardia di finanza su società e cooperative operanti nel settore delle pulizie e facchinaggio con sede a Firenze ma con ramificazioni in varie città italiane.
Associazione per delinquere, frode fiscale, bancarotta, emissione di false fatture, evasione dell'Iva, mancato versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dei dipendenti, alcuni dei reati contestati, a vario titolo, anche ad altre 15 persone finite nel registro degli indagati. 17 le perquisizioni effettuate dalle fiamme gialle che hanno anche provveduto a sequestrare beni per oltre 18 milioni di euro. Tra questi anche il ristorante Donnini, nella centrale via del Proconsolo, vicino al Duomo di Firenze, già affidato dal giudice a un amministratore.
In manette sono finiti Tullio Rettino, 62 anni, di origine napoletana ma residente a Firenze, di fatto l'ideatore e l'organizzatore della truffa allo Stato insieme a un commercialista, Luca Porta, 39 anni, anche lui napoletano e residente a Casoria. In carcere è finito anche Luigi Esposito, 52 anni, sempre di Casoria, mentre una quarta persona, 59 anni, pure lui napoletano, non è stato ancora arrestato perchè attualmente è all'estero.
L'inchiesta, coordinata dai pm Christine von Borries e Concetta Giontoli, è partita da un normale accertamento effettuato dalla gdf di Pontassieve, nel 2013, nella sede di una cooperativa a Figline Valdarno ( Firenze). Le indagini hanno portato subito alla sede della Global Service Group a Firenze, che è risultata avere uffici operativi a Roma, Milano e Mogliano Veneto.
Piano piano sono emerse numerose piccole società ('figlie' della Gsg alla quale facevano tutte capo), quasi tutte con nomi di venti (Maestrale, Libeccio, Grecale), o comunque relativi alla navigazione (Scotta, Bitta): Tullio Rettino è un appassionato di vela. Grazie a prezzi 'concorrenziali' l'organizzazione si aggiudicava numerosi contratti con alberghi, e anche alcune griffe, per la pulizia e il facchinaggio. Molte di queste società, complessivamente una quarantina, erano amministrate da prestanome (alcune anche da persone inesistenti), come ha spiegato il procuratore capo Giuseppe Creazzo nel corso di una conferenza stampa, e venivano chiuse o messe in liquidazione dopo due o 3 anni di attività.
La frode fiscale accertata dagli uomini della guardia di finanza di Pontassieve, guidati dal luogotenente Luigi Cioffi, è pari a circa 107 milioni di euro mentre l'Iva non versata sarebbe di circa 20 milioni di euro. Rettino e Luca Porta, anche con l'aiuto di Luigi Esposito e di una quarta persona, tutti destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere nell'ambito dell'operazione 'Rosa dei venti', spesso obbligavano gli stessi dipendenti a diventare amministratori, «quando non reclutavano persone a loro conosciute direttamente in spiaggia per poter far nascere nuove società», ha aggiunto Creazzo, alle quali veniva chiesto di mettere una firma per la costituzione della società e l'apertura dei conti bancari, ma la cui gestione era interamente nella mani di Rettino.
Riguardo a questa vicenda ci è arrivata una precisazione dall'avvocato Giuseppe Salvi. La riportiamo
"La proprietà del ristorante è assolutamente estranea ai fatti aventi rilevanza penale in cui è coinvolto il sig. Tullio Rettino. In particolare, il Rettino, tramite la società Ristorante Donnini 1894 srl (poi Reset srl) deteneva il ristorante in forza di un contratto di affitto d’azienda risolto dalla società Ristorante Beatrice sas, proprietaria dei locali, a causa di gravissimi inadempimenti contrattuali commessi dalla Reset già dal mese di giugno 2016. A seguito della mancata restituzione dei locali, nel mese di settembre 2016 la Ristorante Beatrice sas ha ottenuto dal Tribunale di Firenze un provvedimento d’urgenza ex art. 700 cpc con cui veniva ordinata alla Reset di Rettino la riconsegna dei locali. Ciò nonostante, i locali non sono ad oggi ancora ritornati in possesso del Ristorante Beatrice sas. Conseguentemente, la proprietà del ristorante non è in alcun modo coinvolta nella vicenda di cui si tratta ed anzi è parte danneggiata".