IACOPO NATHAN
Cronaca

Frutta, quaderni, barba e capelli Così Gavinana adotta 25 ucraini

Coordinati da Mario, il parrucchiere di via Datini, negozianti e abitanti del rione si mobilitano per i profughi

di Iacopo Nathan

"Diciamo che io sono il caposquadra, ma siamo in tanti impegnati in questa cosa".

Mohamed, Mario per tutti, è egiziano di nascita ma fieramente del rione di Gavinana per adozione e spirito, e fa il parrucchiere, oltre che offrire senza mai chiedere nulla in cambio cuore, anima e corpo per le persone in difficoltà.

Perché dopo aver portato il pranzo in bicicletta ai più bisognosi durante il primo lockdown, adesso è tornato in campo per aiutare i profughi ucraini, arrivati nel punto di accoglienza in via di Ripoli.

"Appena ho saputo che erano arrivati in 25 ho provato da subito ad aiutarli – continua con il sorriso stampato in faccia -. Ho iniziato ad andare da loro due volte al giorno, la mattina e il pomeriggio, mi faccio dire di cosa hanno bisogno e poi glielo porto. Tutto di tasca mia, non voglio aiuti extra, è una cosa che faccio perché voglio e perché il Corano mi dice di aiutare sempre il prossimo".

Ma il grido di aiuto lanciato da Mario non è certo andato perso, trovando un intero quartiere pronto ad aiutarlo e dargli manforte. "Da quando ho iniziato questa cosa mi stanno aiutando in tantissimi. Per la colazione la pasticceria, per la frutta e la verdura l’ortolano, la cartoleria per le cose che servivano per la scuola ai ragazzi e così via. Non vogliamo lasciarli da soli, e cerchiamo di aiutarli sempre di più, ma le difficoltà ci sono". La barriera linguistica non è certo semplice da abbattere, ma la forza di volontà di Mario non si ferma davanti a niente, e sta già pensando al futuro dei rifugiati ucraini.

"Li ho conosciuti perché, in prima persona, mi sono messo a disposizione la domenica per fare servizio parrucchiere, naturalmente gratis, a tutti quelli che ne avevano bisogno. Poi sto unendo le forze per dare a tutti una possibilità e un futuro migliore, mettendo da parte gli incubi della guerra. Li ci sono parrucchiere, estetiste, baristi, camerieri, maestri di yoga e via dicendo. La prima cosa che sto cercando di fare, parlando con la questura, è fargli avere i documenti, per farli iniziare a lavorare".

"Per ora – prosegue Mario – sto facendo venire tre persone da me in negozio, ma non a lavorare, perché non posso certo prenderli a nero. Stanno con me, vedono cosa faccio, come sto con i clienti. Il mio obbiettivo è di farli integrare, di farli sentire parte di una comunità, che è il primo passo per ripartire davvero".

E se Mario apre le porte del suo salone da parrucchiere, in molti si sono offerti di aiutare gli ucraini, come una vera e propria squadra.

"Grazie alle persone che conosco, i miei clienti, abbiamo tirato su una squadra di persone che possono aiutare in vari modi i nostri amici ucraini. Ho trovato una dentista e una psicologa che si sono offerte di andare da loro, un farmacista che gli porta quello che può e che gli serve, e una maestra di inglese e italiano, che in questo momento credo sia la cosa più importante. In tanti amici, poi, che hanno negozi qui in zona, mi hanno chiesto di prendere a lavorare queste persone, ma senza documenti ancora non possiamo fare nulla".

Un aiuto che arriva dal cuore, che va oltre ogni confine e non ha alcuna intenzione di fermarsi. "Io vado avanti – racconta Mario -. Se l’aiuto arriva dalla comunità, dalla gente normale, è ancora più bello che dalle associazioni predisposte. Noi vogliamo farli sentire parte della nostra città, quindi siamo noi i primi a volerli aiutare. Ogni tanto porto qualcuno al parco, o a prendere un caffè al bar, piuttosto che a fare una passeggiata, proprio per farli stare nel quartiere". "Hanno vissuto gli orrori della guerra, non voglio che siano mai più isolati" conclude Mario.