REDAZIONE FIRENZE

Fu tentato omicidio, condannato

La rissa fra famiglie rivali finisce nel sangue: sei anni a un 31enne e quattro allo sfidante ferito. Le altre pene

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Cinque condanne, tra cui una per tentato omicidio, per la rissa avvenuta nel luglio del 2020 in pieno centro a Figline Valdarno. Ad affrontarsi, famiglie albanesi rivali. Motivo della contesa, ruggini per questioni di vecchi lavori edili non pagati. A conclusione del processo con il rito abbreviato, terminato ieri mattina davanti al gup Antonio Pezzuti, la pena più elevata è stata comminata ad Emiljano Bomi, 31enne, difeso dagli avvocati Irene Mercuri e Massimiliano Manzo: sei anni perché avrebbe tentato di ammazzare, a coltellate, il rivale Arben Zeneli, difeso dall’avvocato Sabrina Del Fio. Anche Zeneli è stato condannato (per rissa, 4 anni), ed essendosi pure costituitosi parte civile (con l’avvocato Elisa Baldocci) il giudice gli ha riconosciuto una provvisionale di 10mila euro per i danni patiti come vittima del tentato omicidio. Rigettate le altre richieste di risarcimento.

“Contro“ Zeneli, avrebbero agito anche Gani, Majlinda ed Emanuel Bicari, condannati anch’essi per rissa rispettivamente alle pene di tre anni, due anni e sei mesi e tre anni e quattro mesi di reclusione. Ogni sanzione è stata “scontata“ in virtù del rito.

Quella sera del 29 luglio di quasi due anni fa, il gruppo dei Bicari, con Bomi, e lo Zeneli si affrontarono con coltelli e manubri da palestra. Grazie ad alcune telecamere, i carabinieri di Figline hanno ricostruito alla perfezione, e in tempi rapidissimi, i due tempi della rissa.

I primi ad ’agganciarsi’ furono due uomini, albanesi, poi con l’arrivo di altri contendenti, tra cui una donna, l’alterco diventò una zuffa violentissima davanti ai passanti di corso Mazzini e corso Matteotti. Bomi, che in seguito alle indagini coordinate dal pm Gianni Tei era finito anche ai domiciliari, è accusato di aver sferrato diverse coltellate all’addome del rivale Zeneli, 34 anni, che per le ferite rimediate quella sera ha rischiato serissime conseguenze: prima venne accompagnato al pronto soccorso del Serristori, poi per la gravità della situazione trasportato urgentemente a Ponte a Niccheri. Secondo i medici, se non prese in tempo, quelle ferite avrebbero potuto cagionare la sua morte.

ste.bro.