Chiuso dal 2016, il cinema Fulgor di via Maso Finiguerra è completamente scomparso dal dibattito pubblico cittadino. Tanto da non essere nemmeno contemplato nelle centinaia di schede che compongono il prossimo Piano operativo di Firenze (ovvero il Regolamento urbanistico). I residenti del centro storico ne chiedono la riapertura, il comitato Palomar di via Palazzuolo, da anni, sollecita una soluzione per quello che è un vero e proprio buco nero del Quartiere 1. Oltretutto, ed è questa forse la notizia che più preoccupa, nel 2026 verrà meno anche il vincolo di destinazione culturale apposto dal Comune. E così la proprietà, che fa capo a Massimo Ferrero – detto “er viperetta“ – ex proprietario della Sampdoria potrà trasformarlo anche nell’ennesima struttura ricettiva per turisti facoltosi.
Nonostante le numerose sollecitazioni dell’amministrazione comunale – che negli anni scorsi ha anche convocato la società che lo ha acquistato – nulla è successo, e ora il Fulgor cade a pezzi. Tanto che si parla di diversi milioni di euro per poterlo rimettere in sesto. Sta di fatto che tra due anni esatti quello che è stato uno dei cinema di riferimento per il centro storico, rimarrà solo nei ricordi dei fiorentini.
Ma ora Sinistra Progetto Comune, che ha più volte portato la questione all’attenzione del Consiglio comunale, propone di acquistare l’ex sala cinematografica per destinarla a centro culturale e per realizzarci all’interno abitazioni popolari. "È sorprendente che questo sindaco e questa giunta non abbiano agito in nessun modo – la denuncia di Dmitrij Palagi, consigliere comunale e candidato sindaco di Spc – Dalla Direzione Attività economiche ci è stato confermato che nel 2016 è stata comunicata la sospensione dell’attività, senza ulteriori spiegazioni. Nel frattempo la licenza è decaduta per mancato esercizio. A livello urbanistico l’ultimo documento risalirebbe al 2018, infatti non c’è niente nel nuovo Piano Operativo".
Giorgio Ridolfi, già consigliere del Q1 (ora commissariato), ricorda quanto nella zona la residenza si sia lamentata dello stato di abbandono dell’edificio e come la proposta nasca da un’esigenza reale, quotidiana. "Affrontare il tema della sicurezza vuol dire anche fare prevenzione. E riportare la residenza in centro non può essere uno slogan. Tra le prime cose da fare c’è quindi quella di arrivare a rilevare la proprietà dell’edificio, destinare il 60% ad attività culturale e ricavare nuovi alloggi Erp. Nel complesso immaginiamo anche la sede di Comitato di Sicurezza, Solidarietà e Socialità. Viste le difficoltà della Eleven Finance non si può limitarsi ad aspettare che la soluzione arrivi dal privato", conclude Palagi.
A.P.