Campi Bisenzio (Firenze), 7 novembre 2023 – Gianni Pasquini "non voleva apparire, un destino più crudele di questo, di una morte che diventa di dominio pubblico, nelle cronache nazionali, non poteva esserci per uno come lui, sempre pronto ad aiutare tutti, ma senza volerlo dare a vedere, a far sapere”. Così ai funerali del 69enne, disperso e poi trovato morto nell'alluvione di Campi Bisenzio (Firenze), lo ricorda Adriano Rossi, collega nelle Officine Galileo (gruppo Leonardo) e insieme animatori e fondatori del gruppo donatori di sangue Avis della cittadina alle porte di Firenze. L'amico e collega ne parla davanti a 400 persone dopo l'omelia e la benedizione della salma da parte del parroco della pieve di Santo Stefano don Marco Fagotti.
"Nonostante che si occupasse degli altri, Gianni era l'uomo più umile del mondo, non voleva mettersi in mostra - ha continuato Adriano, che è un riferimento del volontariato campigiano - e invece è apparso a tutti con questa morte, in una circostanza di dominio pubblico che non avrebbe voluto. Era uno di quelli per cui contavano i fatti, non le parole”.
Gianni Pasquini la sera del 2 novembre era andato a spostare l'auto, per metterla al riparo in un rilievo più alto nella pianura, e non è tornato a casa. L'onda di fango e acqua lo ha travolto. È stato trovato due giorni dopo il 4 novembre dai familiari in un campo di mais vicino all'abitato grazie all'uso di un drone.
La chiesa era gremita, mentre all'esterno le vie brulicano di volontari, sono centinaia da tutta Italia. La bara, in legno chiaro, era coperta di fiori. Davanti, nelle panche, la moglie, i figli, i parenti, i paesani, riuniti in una cerimonia composta e di grande dignità. La salma è stata accolta in chiesa anche dal sindaco Andrea Tagliaferri. Presente alle esequie il vicepresidente della Regione Stefania Saccardi. La pieve è nella piazza accanto al ponte alla Rocca dove il Bisenzio ha esondato all'ora di cena del 2 novembre.
"Gianni Pasquini è stato strappato a noi da una morte violenta e ingiusta - ha detto don Marco Fagotti durante la funzione - ma la risposta della fede è quieta, tranquilla, non fa rumore. Ora è il momento della pietà. Quando il fango e i detriti andranno via, rimarranno la passione e la gentilezza. La sua vita è stata avvinghiata da un'ondata mortale. Ora però dobbiamo pensarlo nell'abbraccio del Padre”.
Gianni Pasquini, ricorda un amico, "era uno di quelli che ti veniva a salutare e ti chiedeva se tu avessi bisogno di qualcosa, se ti occorresse qualcosa”. Il gonfalone dell'Avis è rimasto posizionato vicino alla bara per tutta la durata della cerimonia.