Firenze, 27 febbraio 2024 – Feretri, preghiere e silenzio. Dopo i blocchi di cemento franati a Firenze e le sirene, i soccorsi, le manifestazioni di sdegno, i fiori adagiati lungo il perimetro di quel cantiere maledetto, sono le bare adagiate alle cappelle del commiato di Careggi a dare un nuovo pugno sullo stomaco. Un altro colpo d'occhio, gelido, su una strage "che scuote le coscienze, le interroga", è stato detto.
Dopo i funerali a Collesalvetti di Luigi Coclite, e del rito di ieri di Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni, i corpi di Mohamed El Ferhane, appena 24enne, Taoufik Haidar, di 45 anni, e Bouzekri Rachimi, 56 anni, partono da Firenze per rientrare in Marocco.
E, in una mattinata piovigginosa, con una manciata di persone al seguito- tra cui la consigliera comunale si Sinistra progetto comune, Antonella Bundu, e don Vincenzo Russo, presidente dell'Opera della Madonnina del Grappa ed ex cappellano del carcere di Sollicciano- è l'imam Izzeddin Elzir che celebra il rito aperto al pubblico di Taoufik Haidar (mentre per gli altri due operai uccisi il momento di raccoglimento è più intimo e le porte restano chiuse).
Di Taoufik Haidar c'è il nipote, che però ha pochissima voglia di parlare: "Le parole non servono, basta il dolore". E su quella trave che scivolando via si è portata con sé cinque vite? "Ci sono le indagini, servono i fatti". Stop, altro non dice. Ora la salma, coperta dalla bandiera rossa del Marocco, tornerà a casa, dalla moglie e da due figli di 12 e 9 anni.
E' l'imam, quindi, che, prima della preghiera, invita tutti a una riflessione: "Ci svegliamo la mattina e andiamo a lavorare per migliorare la vita, non per morire. Abbiamo bisogno di un cambiamento mentale, culturale, del lavoro: farlo in sicurezza. Si deve pensare che i dipendenti potrebbero essere tuoi figli, oppure la mamma o il babbo, così da mettere le persone in sicurezza".