PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Maxi furto nella villa dell’ex senatore, rubati 112mila euro in gioielli. E lui fa causa ai vigilantes

Settignano, il colpo nella tenuta di Stefano Passigli. La banda è riuscita a entrare nonostante le sirene dell’allarme. La guardia giurata ha sbagliato indirizzo ed è arrivata sul posto dopo due ore

Il furto è avvenuto nella villa dell’ex senatore Stefano Passigli

Il furto è avvenuto nella villa dell’ex senatore Stefano Passigli

Firenze, 28 febbraio 2025 – Sono entrati nella villa ’Piccola Gamberaia’, a Settignano. Tre sirene d’allarme hanno squarciato il silenzio della notte. Tutte le luci esterne alla casa si sono accese. Nonostante il chiasso, la banda ha avuto tutto il tempo – ben 35 minuti – di distruggere l’impianto di sicurezza, forzare la cassaforte e rubare monili e preziosi per un totale di oltre 110mila euro. Per poi fuggire, in tutta tranquillità grazie anche ad alcuni ponteggi di un cantiere presenti, nel buio delle colline della cintura fiorentina.

In quella tenuta vive l’ex senatore Stefano Passigli con la moglie, assenti al momento dell’effrazione. A chiamare la polizia è stato invece il custode. La prima pattuglia arriva a mezzanotte e mezzo, quindici minuti dopo la fuga dei ladri. I vigilantes, della società assoldata da Passigli, alle due di notte, solo dopo esplicita richiesta del proprietario di casa.

Il danno è ingente. Circa 113mila euro, tra denaro e gioielli trafugati dalla cassaforte e le stanze della villa. Ma ciò che è peggio, però, per l’ex parlamentare – nonché docente universitario in scienza politica – è il mancato intervento e la mancata comunicazione da parte della società di vigilanza. Passigli, assistito dall’avvocato Michele Lai, ha così deciso di fare causa alla ditta, chiedendo come risarcimento l’intero valore dei gioielli rubati.

Il furto risale al 2018, il procedimento al 2022, e la sentenza a pochi giorni fa. Il giudice Daniela Bonacchi della terza sezione civile di Firenze, ha dato ragione all’86enne fiorentino, accertando l’inadempimento dei vigilantes. Evidenziando “la mancata tempestività dell’intervento e la carenza di adeguata comunicazione ai recapiti” indicati dal Passigli.

Ci sarebbe anche stato “un errore nell’individuare l’indirizzo presso cui seguire l’intervento”. La guardia giurata, ha infatti sbagliato civico e strada “comunicando esito negativo alla centrale operativa” e impedendo ogni possibilità di tempestivo intervento. Un “errore grossolano”, al quale è stato posto rimedio solo dopo le chiamate dello stesso Passigli dove si spiegava l’accaduto. Il giudice, tuttavia, non ha riconosciuto il risarcimento. In quanto non sarebbero emersi elementi concreti “tali da consentire di accertare né il contenuto della cassaforte, né il valore dei beni sottratti”.

“Rimaniamo perplessi sul risultato effettivo della sentenza – spiega l’avvocato Lai –. Altri giudici, in casi simili, hanno riconosciuto un risarcimento conteggiato in via equitativa perché costituisce una probatio diabolica (cioè quasi impossibile) del contenuto di una cassaforte. Su questo punto ci riserviamo l’appello della sentenza”.