BARBARA BERTI
Cronaca

Galileo, centenario con Sergio Rubini: "Un uomo estremamente moderno"

Martedì in Palazzo Vecchio si aprono i festeggiamenti per il compleanno dell’Istituto della Scienza. L’attore: "Uno scienziato pronto a tutto per rivendicare la verità. Bisognerebbe prenderlo a esempio".

"Racconterò un Galileo privo di quella polvere da banchi di scuola, da statuina museale. Approfondirò la modernità di una figura perennemente tormentata, costretta a scegliere tra verità e prudenza, tra scoperta e silenzio". Così l’attore Sergio Rubini in merito al suo ’Omaggio a Galileo’, la lettura di testi galileiani selezionati dallo storico della scienza Massimo Bucciantini – accompagnata da alcuni brani musicali eseguiti dai Musici della Scala – prevista per martedì 15 aprile (ore 18) nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, per l’apertura dei festeggiamenti del centenario del Museo Galileo di Firenze (prevista anche ’Icons of Science’, lectio magistralis di Martin Kemp, professore Emerito della Oxford University). L’intervento di Rubini è a cura del Museo Galileo in collaborazione con AidaStudioProduzioni (Elena Marazzita direttore di produzione).

Rubini, che storia racconterà?

"Non parlerò soltanto di scienza. L’omaggio a Galileo è racconto storico, confessione interiore e manifesto del pensiero libero. E mi faccia dire una cosa: sono contento e onorato di partecipare al centenario del museo con queste letture accompagnate da un grande trio d’archi in un posto strepitoso come Palazzo Vecchio".

Il testo ripercorre una delle fasi più affascinanti e decisive della vita di Galileo, ovvero la scoperta nel gennaio del 1610 dei satelliti di Giove...

"Sì, leggerò la vita di un uomo che con il suo canocchiale stava a guardare il cielo immaginando terre inesplorate e cercando risposte. Oggi ci manca quella visionarietà di Galileo verso una vita migliore, verso altre verità. Perché? Forse perché siamo schiacciati dalle logiche terrene".

Galileo fu coraggioso andando contro la Chiesa...

"Le sue osservazioni astronomiche rivoluzionarono la concezione dell’universo, sconfessando le Sacre scritture. Ma la sua vita, con i suoi tormenti e insegnamenti, è per certi versi simile a quella di Cristo: entrambi avevano sulle spalle il peso di una ’croce’. Galileo fece di tutto per rivendicare la verità e i suoi meriti. A mio avviso la sua fu una vita esemplare. E noi bisognerebbe prendere esempio da lui, da quel passato. Ma oggi c’è la tendenza al revisionismo storico per cui il Novecento è finito e il nuovo millennio deve ribaltare tutti i nostri punti di riferimento".

Ma non dobbiamo guardare al futuro?

"Sì, ma il futuro è un concetto astratto: quando ero bambino era sinonimo di promessa, oggi di buco nero. Questo perché è cambiata la percezione. Bisogna ricominciare a ragionare e sognare".

Ha firmato la recente miniserie di ’Leopardi-Il poeta dell’infinito’: ci sono dei punti in contatto tra il poeta e lo scienziato?

"Anche Leopardi è stato inviso dalla Chiesa, con la forza del pensiero si è spinto tanto in là, verso l’infinito per avere risposte ma ha trovato un ’solido nulla’. La delusione è la condizione dei poeti non degli scienziati che, invece, con il loro lavoro si spingono oltre e nel caso non trovino risposte sono stimolati a continuare per andare ancora più in là".

Galileo cosa penserebbe della scienza oggi?

"Come tutti gli scienziati era animato da etica nelle sue esplorazioni. Quindi oggi sarebbe preoccupato per come il potere utilizza, a fini di male, le scoperte".