Fa parte di Firenze, ma alcun qui sono pronti a dire quasi per sbaglio: il Galluzzo, palcidamente a appollaiato sull’altipiano appena tre chilometri sopra Porta Romana, è stato orgogliosamente comune autonomo fino al 1929. Fatto sta che ha mantenetuto quasi intatta quell’atmosfera paesana, nonostante la manciata di case che si srotolavano lungo l’antica Cassia fino alla Certosa siano diventate una cittadella a tutti gli effetti, da un decennio il centro commerciale Esselunga le dà ancor più tono urbano. Ma la natura qui fa sentire ancora forte il suo peso: sarà perché qui si incrociano Ema e Greve, sarà perché le colline scendono e si insinuano con boschi e campi fino in paese, sarà perché qui gli architetti sono stati lungimiranti, rispetto ad altre periferie fiorentine: niente condomini alveare, ma signorili palazzine e villette su larghe strade alberate dove il parcheggio abbonda, e verde, verde ovunque. Qui ancora i ragazzini giocano a pallone in strada, in slarghi, piazzette e giardini.
Una piccola isola felice,ma con tante spine nel fianco. L’ultima e più recente, l’occupazione del Don Gnocchi, che pur se ricade nel comune di impruneta, si ripercuote qui, portando balordi: "Alla chiesa di San Felice domenica scorsa hanno spaccato i finestrini di una ventina di macchine; è un continuo vetri rotti, di notte e addirittura in pieno giorno", ci dicono al bar Varenne e poi alla Casa del Popolo. "La gente qui non ne può più, controlli e quando li prendono il giorno dopo sono belle liberi: l’altro giorno hanno sventato uno scippo a una ragazza", affermano al parco. "C’è un gruppetto di tre maghrebiniche arriva da lì, hanno tentato di pagarmi con una carta di credito con una carta con nome rumeno – racconta la barista del chiosco in piazza – Mi sono insospettita e non ho accettato". "Poi – prende la parola un cliente, il derubato e alcuni amici li hanno beccati vicino all’Esselunga, li hanno cazzottati fitti: qui ormai la gente si fa giustizia da sola".
Poi ci sono anche le occupazioni innocue, ma che portano pensiero nel vicinato: come Isidik, senzatetto 65enne slovacco, che vive in macchina in piazza don Puliti e ha montato un gazebo con una brandina nel giardinetto, alla sua età, costretto a dormire lì da mesi.
E c’è una spina che ancora non punge, ma si ha paura a breve sia dolente: il ponte bailey, provvisorio da sempre, grazie al tesoretto delle Ferrovie per i lavori dell’alta velocità, finalmente troverà un solido erede. Ma preoccupano i cantieri: porteranno via Senese a doppio senso e divieti di sosta, che i commercianti temono si traducano in mesi di mancati guadagni. Tra i lavori si intravede finalmente anche la luce anche il bypass della strettoia di Bibe alle Bagnese. Ma è un futuro ancora lontano.
Carlo Casini